L’approssimazione delle psico-“scienze” richiederebbe delle secche risposte da parte del mondo della cultura, intanto pongo domande e questioni perentorie.
Le nuove “scienze umane”, psichiatria, psicologia e sociologia, si sono affermate nel vuoto lasciato dagli errori e dalle contraddizioni storiche delle chiese: ci hanno confezionato una visione dell’uomo totalmente meccanicistica, dove l’anima non aveva più posto, mentre l’uomo, al contrario, ha da sempre considerato di essere o di avere una parte immateriale.
La nuova visione si è aggrappata alla vera scienza, quella fatta di tesi e verifiche in laboratorio, sfruttandola.
Da una parte abbiamo quindi una “scienza”, la psichiatria, che secondo me, in accordo con molti attivisti impegnati nella sua riforma, tale non è: non ha le stesse evidenze e metodologie della medicina più seria, sorvola su una miriade di fenomeni mentali-spirituali ed è da sempre evidentemente complice e/o al servizio dell’industria farmaceutica.
Parliamo dei disturbi inseriti nel DSM per votazione? Un metodo certamente molto scientifico!
Vogliamo parlare delle attività psichiatriche di controllo del pensiero ad uso dei regimi di tutti i colori?
Vogliamo parlare degli enormi investimenti nel marketing degli psicofarmaci? Delle ultime ricerche che dimostrano come gli psicofarmaci non sono più efficaci dell’effetto placebo? Delle evidenze sulle sperimentazioni mai fornite o taroccate e via dicendo?
Ora vediamo, dall’“altra parte” cosa abbiamo o cosa dovremmo avere?
Non un’industria farmaceutica concorrente, non una “scienza” concorrente… e allora?
La verità a cui mi riferisco è che dall’altra parte troviamo l’uomo nella sua globalità, specificità e unicità. Ogni individuo è diverso e unico, degno di rispetto in quanto tale, qualsiasi cosa abbia fatto, ma anche responsabile delle sue azioni.
Dall’altra parte abbiamo la “vecchia” idea della filosofia: CONOSCI TE STESSO E SARAI LIBERO!
Dall’altra parte abbiamo la concezione che il PENSIERO possa risolvere i problemi del pensiero e che l’aiuto che diamo dovrebbe essere inteso nel senso di favorire l’autoanalisi e la ricerca della verità individuale.
La storia ci insegna che TUTTE le intrusioni nella sfera più intima – e con esse intendo qualsiasi prassi in cui l’individuo perda consapevolezza e/o controllo, due esempi su tutti ipnosi e psicofarmaci –, hanno portato invariabilmente a violazioni della persona e della sua integrità.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che il termine psicologia – psiche-logia, studio dello spirito –, ha origine in campo religioso (San Tommaso D’Aquino, Psicologia delle Facoltà insegnata nelle università cattoliche dei secoli passati). Oggi abbiamo solo studio del cervello e del comportamento.
Queste nuove “scienze” hanno creato una frattura incredibile nella conoscenza, si sono ammantate di scientificità e ci hanno dato la visione che sappiamo: elettroshock, lobotomie, torture, camicie di forza e tutta una serie di aggeggi e pratiche orrende.
Ora sembra tutto più soft, ma alcune pratiche aberranti come l’elettroshock non sono mai state abolite: è stata ridenominata “terapia elettroconvulsiva” e lo somministrano sotto anestesia con un po’ meno di corrente.
Poi non dobbiamo dimenticare che lo psicofarmaco ha chimicamente la stessa funzione della camicia di contenzione: ogni sostanza che intervenga sul “quadro comandi” del corpo – il cervello è di fatto un sofisticato e plastico quadro comandi, anche se per i materialisti è l’operatore stesso –, è dannosa e filosoficamente inaccettabile: si pretende di lenire le sofferenze, intento lodevole, scavalcando però chimicamente il lavoro che la persona potrebbe fare su di sé.
Oltre a questo, spesso al farmaco si associa la psicoterapia proclamando una presunta sinergia: apparentemente lo psicofarmaco aiuta il lavoro tranquillo del paziente, che però non è in possesso, proprio per l’azione del farmaco, di tutte le sue potenzialità auto curative e analitiche. In più ne diventa schiavo e ne subisce i devastanti effetti collaterali.
Non sto mettendo il fatto che di questi problemi si possa soffrire intensamente, molte persone arrivate al culmine della sofferenza si drogano o prendono psicofarmaci, cercano “giovamento” da percorsi in cui trovano però altra sofferenza.
La verità è che esistono situazioni, esperienze di vita, difficoltà e problemi mai risolti, mai capiti veramente: ogni fenomeno ha una causa, ma se la causa non è compresa o trascurata si arriva al punto di poter prendere qualsiasi cosa per non soffrire, ma ciò non vuol dire che quella sia l’unica strada percorribile e che non esistano altre prassi, altre prevenzioni, altri modi di vivere.
In fondo è dell’uomo che stiamo parlando! Non di un fegato che non funziona, di un rene che non filtra! Lo squilibrio biochimico cerebrale è una bufala para-scientifica!
Oltre a questo, il mondo della psicologia è caratterizzato da una concezione ristretta e incurante dell’etimologia del termine “psiche”, mostrando inoltre una grande diversità al suo interno, una vera e propria confusione nella definizione, quindi nella comprensione, degli enti basilari e delle relazioni fra loro: mente, anima, emozione, cervello, identità, coscienza, consapevolezza, razionalità, pensiero, percezione, sensazione, informazione sono diventati un magma oggetto di infinite dispute e teorie senza fine; del resto, il relativismo sfrenato è la filosofia di moda nella modernità.
Quello che non si vede è il fatto che il materialismo considera l’essere umano un animale, anche se evoluto, da ammaestrare o “disinibire” con un’acritica “autostima” eliminando lo spirituale dall’equazione, quando invece parte tutto da là!
La vera battaglia è quindi ricondurre l’assistenza verso chi soffre psichicamente in un ambito più umanistico fatto di studio, dialogo, introspezione, responsabilizzazione e aiuto, in cui non si violino i diritti umani, dove anche la spiritualità, se richiesta, faccia la sua parte.
Checché ne dicano i neuro scienziati più materialisti, l’uomo nella sua specificità e complessità non può essere riconducibile a schemi di stimolo-risposta cerebrali e sappiamo come alcuni psichiatri, evidentemente non al soldo di big pharma, contestino la visione meccanicistica dell’essere umano!
Una profonda riforma psichiatrica dovrebbe così ricondurre la psichiatria nell’alveo della medicina: se una persona ha lesioni cerebrali di qualsiasi tipo allora è un fatto neurologico, per tutti gli altri casi siamo nell’ambito del pensiero, occorre quindi prendere atto del fatto che l’origine della speculazione, delle teorie, delle logiche e filosofie sul pensiero non sono psichiatriche!
La psichiatria è arrivata e zac, ha tagliato millenni di pensiero con la sua visione da esperimenti sui topi… mi dispiace, no!
5 novembre 2012
fonte immagine: Roma per tutti