Un’altra perla di saggezza socio-neuroscientifica. Quando le “scienze” che si occupano dell’uomo entrano in sinergia, il risultato è spesso “esaltante”!
L’ennesimo articolo sul cervello nel Corriere della Sera del 12 maggio, a firma di Mauro Covacich dal titolo “ECCO PERCHÉ PARLIAMO TANTO DI NOI. LA FORMULA DI TWITTER E FACEBOOK. Il 40% dei discorsi quotidiani è dedicato a pensieri privati. Nel cervello si attivano le stesse aree di cibo denaro e sesso”, parte con della psicologia sostenuta dalle moderne ricerche neurologiche e finisce col farci una morale sociologica su quanto sia utile a volte ascoltare invece che sproloquiare continuamente, ora anche sui social media.
Potrebbe anche sembrare un’osservazione sensata e in parte lo è, ma vediamo le premesse.
Sembra che i test neuro scientifici e le risonanze magnetiche dimostrino come “nel dare sfogo alle nostre confidenze stimoliamo le stesse zone del cervello che si attivano per il piacere del cibo, del denaro e del sesso”.
Sembra che c’entri la dopamina. Lo stesso studio dimostrerebbe che: “[…] il 40% dei discorsi quotidiani di un individuo è dedicato all’espressione di pensieri e sentimenti privati […] una vera e propria isteria di massa”!
Ma pensa un po’!
L’articolo avverte che “la cosa è interessante perché ci dice qualcosa che AVEVAMO GIÀ AVVERTITO COI NOSTRI MODESTI MEZZI INTROSPETTIVI, QUALCOSA CHE NON SAPEVAMO SAPERE”!!! (Maiuscole mie, ovviamente… Nda).
Mi viene da chiedere: ma tutti i filosofi e pensatori del vasto campo umanista cosa avrebbero combinato negli ultimi 5000 anni?
Credo sia ora che qualcuno del mondo della filosofia e del pensiero dica qualcosa!
Si sentono veramente così inferiori, inadeguati, superati, ansiosi, sottomessi e incapaci di rispondere anche alle più banali affermazioni di questi nuovi sacerdoti dal camice bianco?
Avevamo proprio bisogno di farci spiegare che la VITA (noi stessi), è interessata a comunicare su se stessa e su ciò che la coinvolge, spesso in maniera sentita e accalorata?
Sicuramente possiamo eccitarci per discorsi futili e un po’ egocentrici, ma non credo che l’uomo di scienza nel momento in cui illustra i risultati di ricerche che l’hanno appassionato e coinvolto una vita usi altre parti del cervello! E poi, anche fosse?
Dove portano tutte queste clamorose osservazioni?
Apparentemente ad una maggiore conoscenza, vero?
A volte le neuro ricerche confermano ciò che già sapevamo o intuivamo, a volte sembrano smentirlo, che c’è di male, direte voi?
Niente, finché restano ricerche, moltissimo quando servono da base teorica per intervenire farmacologicamente o con altri mezzi nella sfera intima.
Noi siamo VITA, quella “cosa” non misurabile dalla scienza, quella cosa che forma i corpi biologici, che ha la FUNZIONE di dirigere e modificare la materia, anche biologica: l’effetto placebo e tutto ciò che è psicosomatico ne sono delle clamorose conferme!
Spesso il vero scopo di queste ricerche è sperimentare farmaci sempre più mirati e personalizzati a ogni nostra “necessità”, mancanza o stravaganza.
Anche fossi un totale ateo materialista mi ribellerei a queste prassi, consapevole del prossimo futuro di controllo farmacologico che ci aspetta.
L’effetto psicologico, sociale, culturale e spirituale di queste ricerche è che ci sentiamo sempre più macchine biologiche: in quanto macchine manovrabili, vero?
L’idea che prende sempre più piede è che l’ambito del Pensiero non possa fare veramente nulla per il pensiero stesso, mentre l’osservazione dimostra esattamente il contrario.
16 maggio 2012
fonte immagine: istruzione a Microsoft Bing