Il quinto scritto libero da punteggiatura a mo’ di flusso continuo di coscienza è questa volta di 589 parole come conteggiate da Word. (Qui gli altri 4)
Pubblicato anche su Sfero, Ovidio Network
Bollite siamo rane bollite che non voglion più sentire come a silenziar il dolore delle carni macerate che non abbiam avvertito in tempo credendo fosse passeggero come un soffio di vento ma non era portato dal tempo bensì dai meccanismi automatici e insaziabili di rovinati bolliti dentro come le nostre anime arse dall’ignavia che in principio pareva comoda poi rivelatasi più asciutta della morte e della sorte di rane bollite prima indulgenti poi dolenti di già cotte dall’impasse prudenziale con cui pensavamo di scansar l’agenda del pensiero unico arrangiata in affascinante miscela di meccanici e servili collaborazionisti a volte più creativi della stessa dottrina ché all’unisono con gli ordini calati da un vertice sì imperscrutabile del mega direttore galattico di cui almeno si sapeva l’ufficio e così capiam che siam messi ancor peggio dell’umanissimo ragioniere ché lo scadenzario scandisce il nostro tempo e i cori unanimi di sconcerto accompagnano il respiro affannoso di chi sente di esser quasi lesso ma crede ancora ad una febbricola passeggera che il buon Dio prima o poi farà sparire per una compassione che pensiamo dovuta ma che invero non può arrivare dal soffio vitale che siamo noi se non coltiviamo la sobrietà dell’etica avvezza al giusto intelletto in maniera da farci balzar fuori alle prime avvisaglie del prossimo bollorio che niente ora sembra in grado di evitare a ricordarci che siamo rane quasi cotte nel calderone che ci lega alle divisioni e alle distrazioni da questioni ben più gravi ma di scarsa presa per noi raganelle indaffarate sulla via della bollitura sulla cui fronte campeggia tutta l’imbecillità di un mondo in rovina che ancora non vede cosa accadrà da qui a poco nonostante i mille segni alla fine del pensiero ridotto a becero eco di sghembe dissonanze di una ragione che pensavam assoluta più della fede senza capire come fossero due facce di una stessa medaglia che stiamo restituendo all’ancor più stolto altare artificiale che certamente non bollirà se stesso in quanto gelido interruttore dei prossimi calderoni sbrilluccicanti e digitali ove far bollir le vere rane che siamo noi poveri fessi e illusi sì delusi da fare schifo alla pietà più solerte anch’essa dissolta nei vapori di un cosmico sconcerto affogato nel comodo nonsenso che assolve dal logos le anfibie ormai bollite a sufficienza da esser civilmente e realmente svuotate di una vita scappata verso lidi migliori ove ricominciare con nuove speranze a patto di restar lontana dal pianeta ridotto a mega calderone di ranidi gaudenti che ancora non sanno di un destino già iscritto dallo chef più ignobile e saccente che tv abbia mai potuto agghindare nei sogni più sfrenati di allibiti architetti tecnocrati e digitali che non sanno di esser già cotti proprio come le rane che stan servendo per sfamare la paura dell’altro nel forno interiore che cuoce a fuoco lento la stessa vita che han dentro ma che vedon negli altri come malefico germe di cui han sentito parlar nei recessi più reconditi del loro essere spregevole e incapace di comprendere che siam tutti legati oltre poiché rinnegan l’origine divina e forse per tal verso si lancian fra le spire della tecnica a trovar conforto per la miseria d’animo e l’angustia di pensiero che li vanifica come un’etichetta sbiadita dalla centrifuga degli eventi e che forse nessuno troveran da cui farsi capire giacché affogati nelle spire delle macchine da cui crederanno di dover essere allevati a guisa che risulti imparziale e senza dolor ma ché tanto poco cambia visto che ormai saran bolliti proprio come le rane della storia.
(AI free)
22 novembre 2023
fonte immagine: PxHere