Il materialismo è pericoloso nella scienza
Come spesso faccio notare, le definizioni e la circoscrizione delle varie parti dell’uomo sono assai “fumose”… dalle spalle in su!
Parlo della visione di questi elementi nella comunità “scientifica”, non che le speculazioni millenarie nell’ambito umanistico, filosofico e religioso siano approdate a conclusioni univoche, tutt’altro.
Quindi anima, spirito, mente, cervello, idea, pensiero, coscienza, percezione, emozione, ricordo, inconscio, ecc. sono enti variamente considerati o non considerati, definiti e coniugati fra loro in modi del tutto differenti.
Ogni esponente delle varie culture ha una sua visione delle cose, un’interpretazione del cocktail.
Il problema dell’ideologia scientifico-materialista – due termini non sinonimi e non necessariamente correlati – è che invariabilmente riduce questi enti, sostanzialmente, a un unico soggetto: il cervello.
Per i materialisti l’origine del pensiero deve necessariamente convergere su quello.
Le ricerche più spinte in questo campo le stanno conducendo i neuroscienziati, tant’è che oggi abbiamo neuroeconomia, neurofilosofia, neurologia della morale, neuropsichiatria e altro ancora, tutte con lo stesso prefisso “neuro”.
Abbiamo anche argomenti come la neuropsicologia dell’artista e dello spettatore, che ha uno dei massimi esponenti nello psichiatra, neurologo, biofisico e premio Nobel, Eric Richard Kandel.
La materia individuerebbe la precisa regione cerebrale da cui spunterebbero dall’incubazione artistica le idee creative!
Conoscendo gli psichiatri, ci dovremo aspettare nella prossima versione del Dsm, la “bibbia” dei disturbi psichiatrici, l’inserimento del “disturbo da blocco creativo”? Inoltre l’industria potrebbe prenderne spunto per la “pillola dell’artista”! Se proverete a leggere il Dsm capirete che non sto scherzando e purtroppo c’è chi in fatto di pillole fa sul serio!
Torniamo a noi. Platone spiegava l’anima con il mito della biga alata, io, molto più modestamente, per spiegare le parti dell’uomo preferisco la più attuale automobile: il telaio sarebbe lo scheletro, la carrozzeria la pelle, i circuiti elettrici e meccanici sistema venoso, nervoso e scheletrico, il quadro comandi sarebbe il cervello e il computer la mente. È ovviamente imperfetto ma funzionale ai nostri scopi.
Direte voi: e il guidatore?
Ebbene, per i materialisti è il cervello/quadro comandi, per gli umanisti sarebbe l’individuo stesso, l’essere consapevole di essere, l’elan vital, l’anima, lo spirito o come diavolo vogliamo chiamarlo.
Nella cultura umanista a sfondo religioso c’è anche l’idea che questo ente possa uscire dalla macchina: sicuramente al momento della morte, oppure in casi estremi di sofferenza o come risveglio/liberazione dovuta alla scoperta/riscoperta della sua vera natura, senza che il corpo fisico ne abbia conseguenze negative, anzi.
Ciò che mi preme precisare in questa sede è che, fondamentalmente, la fisiologia osserva circuiti elettrici neuronali coinvolti nelle svariate operazioni umane, per capire meglio il cervello/quadro comandi.
Storicamente sono la filosofia e la filosofia religiosa ad avviare la speculazione più alta riguardo l’essere/guidatore, quell’ente che usa la mente/computer che tramite il cervello/quadro comandi guida il corpo fisico/automobile attraverso la strada/ambiente.
Anche lo studio della mente/computer di bordo si origina dalla filosofia e dalla filosofia religiosa: San Tommaso D’Aquino fu il primo a coniare il termine psiche-logia, studio dello spirito o anima, e nelle università cattoliche si studiava Psicologia delle Facoltà.
Parliamo dello sforzo di capire come la mente/computer di bordo registra, immagazzina e usa i dati dell’esperienza, come questi influenzano l’anima/guidatore, come possono ingarbugliarsi, perché possiamo non avere più accesso ad essi, ecc.
Parliamo anche delle potenzialità della mente/computer e del guidatore/spirito.
Non potendo “osservare” l’anima-pensiero/guidatore, perché enti immateriali, i materialisti dicono che non esistono o non sarebbero importanti; fanno anche una gran confusione affermando che la mente/computer di bordo e il cervello/quadro comandi sono la stessa cosa.
Insomma, la verità è che parlano di circuiti elettrici!
Purtroppo le ricerche “meccaniche” sul cervello hanno spesso uno sbocco farmacologico, purtroppo esistono psicofarmaci per ogni occasione, anche per la sempre più diagnosticata iperattività dei bambini.
Ammesso che le osservazioni scientifiche siano corrette, dobbiamo precisare che ovviamente non c’è un’area del cervello per ogni attività umana, ognuna delle parti è deputata a far passare gli impulsi elettrici di svariate operazioni più o meno simili, ma neanche tanto; c’è anche la questione della plasticità cerebrale, che dimostrerebbe come il cervello di un individuo che si impegna in attività diverse o nuove sia in grado di modificarsi, a qualsiasi età!
Anche senza scomodare concetti non materiali e non misurabili come anima e pensiero, dobbiamo chiederci se sia giusto intervenire “meccanicamente”, operazioni, elettroshock, ecc. e chimicamente, droghe e psicofarmaci, sul funzionamento dei circuiti.
Non riusciremo mai a dimostrare che ad ogni manifestazione del pensiero – anche al disagio, a problemi, depressioni, fobie, ossessioni, compulsioni, ecc. – corrisponda un preciso circuito cerebrale su cui poter intervenire, inoltre non sarebbe eticamente giusto farlo!
L’intervento chimico è molto più invasivo e molto meno selettivo di quello che ci raccontano, è solo una camicia di forza chimica… il navigatore che prende i comandi del mezzo, con esiti disastrosi!
Un approccio più umanistico e meno meccanicistico dovrebbe aiutare la persona a trovare/ritrovare la strada attraverso il Pensiero.
Cari materialisti, per l’amor di Dio, lasciate l’auto al conducente!
3 febbraio 2013
fonte immagine: istruzione a Microsoft Bing