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IL TAO DELLA FISICA: LA TRAPPOLA DI TEMPO E MATERIA [introduzione]

massimo franceschini blog

Il fisico Capra offre una notevole narrazione, ma la pretesa di ridurre tutto a “uno”, acriticamente accolta dalla “spiritualità” dei nostri tempi, intrappola lo spirito nel tempo e nella materia.

Di Massimo Franceschini

Pubblicato anche su Attivismo.info, Sfero, Ovidio Network

[Quella che segue è l’introduzione alla mia discussione del testo di Capra, un lavoro che dobbiamo ancora decidere se pubblicare a parte o all’interno di un volume più completo sulla spiritualità]

Da sempre sono attratto dalle fondamentali domande filosofiche sulla natura della realtà e del nostro essere, anche se non sono mai riuscito a coltivare tali interessi in forma accademica, restando un autodidatta cui la vita richiedeva tempo per altri tipi di energie.

Da bambino la religione dava le sue risposte, che però sin dall’adolescenza vedevo sempre più insoddisfacenti, ma a ventiquattro anni ero ormai giunto alla conclusione che le visioni più profonde e onnicomprensive erano al contrario possibili solo non escludendo la religiosità, maturando la convinzione che siamo esseri spirituali “calati” nel materiale, quindi “appartenenti” alla dimensione che negli anni mi è sempre più parso di poter comprendere, per quanto possibile, nei termini “trascendente” e “creativa”.

Spiritualità e religiosità quindi come orizzonte, “prospettiva operativa” e metodo, per uno studio personale che mi appariva comunque coerente se effettuato da una dimensione sempre cosciente e consapevole del “presente”, uno sforzo anche assistito da procedimenti dialogici, una ricerca quindi condotta con la necessaria integrazione dei piani emotivo, intuitivo, comunicativo, esperienziale, intellettuale, logico, filosofico e appunto religioso.

Studiando, vivendo, ragionando e comunicando, ho così maturato nel tempo un’idea abbastanza precisa sulla natura del nostro essere, nonostante la mancanza dell’evidenza più importante e propriamente spirituale, che sarebbe quella di trovarmi temporaneamente o stabilmente fuori dal corpo (in inglese OBE, out of body experience), evento di cui in questa vita non ho ancora avuto esperienza o ricordo, almeno fino al momento presente: questo fenomeno, che si aggiunge agli innumerevoli rapporti che abbiamo da sempre relativi ai ricordi di vite passate, confermerebbe la nostra natura spirituale e la separatezza dal corpo, sarebbe in effetti più comune di quanto si creda dato che, come raccontato da molti, sembra da sempre possibile non solo nelle NDE (esperienze di pre-morte, near dead experience), ma anche in “uscite” ottenute in momenti di piena consapevolezza e senza uso di sostanze psicotrope, fino alla possibile conquista di uno stabile “posizionamento” del punto di vista dell’essere esterno al corpo, a quanto pare più soddisfacente e spiritualmente “adeguato”.

Nonostante questa mancanza di una “prova” per così dire “oggettiva”, anche se personale, ho sempre ritenuto parimenti importante e imprescindibile il viatico di una maggiore consapevolezza spirituale di ordine intellettuale, data appunto dall’integrazione dei piani di cui sopra: una coscienza che rappresenta di fatto una diversa “uscita” dal “dominio” della realtà materiale e del corpo fisico, capace di cambiare enormemente il punto di vista sulla vita e sul nostro essere, anche utile nei momenti che tendono a farci dimenticare chi siamo perché troppo dolorosi, ma anche la nostra sostanziale responsabilità sulle dinamiche della vita e sul nostro conseguente approccio.

Ultimamente ho ripreso a scrivere su questi argomenti, trovandomi in disaccordo con quella che potremmo chiamare “spiritualità 2.0” dei nostri tempi, spesso antireligiosa e secondo me in realtà assai più “materialista” di quello che pensa di essere, dato che con materialismo intende soltanto e in sostanza “consumismo” e attaccamento alla proprietà.

Oltre a questo, l’esigenza di scrivere su tali argomenti mi appare sempre più come una necessità data dalla complessa situazione culturale della nostra epoca, caratterizzata da un generalizzato relativismo in ogni ambito, a tratti mistificante la stessa realtà delle cose, di fatto funzionale al materialismo e alle varie agende trans-post-umane che il potere post-democratico dei nostri tempi sta applicando su larga scala.

Non saranno certo queste parole a cambiare le sorti della cultura, ma la necessità della sua scrittura rappresenta una goccia che andrà comunque a far parte dell’oceano di eventi che produciamo e viviamo.

Il lavoro che andrete a leggere sarà quindi un confronto con la conosciutissima opera Il tao della fisica di Fritjof Capra, fisico, ricercatore e autore, lavoro di cui sinora conoscevo solo alcuni stralci e sommari rapporti.

L’influenza di quest’opera aveva fatto più volte capolino in varie discussioni, cosa che mi ha fatto capire come lo scritto di Capra possa definirsi centrale per quel tipo di “olismo” che oggi va per la maggiore.

Questa “discussione” a distanza avverrà in tempo reale, ciò che scrivo seguirà la lettura del libro, pagina dopo pagina, di cui commenterò i passi che riterrò utili ai seguenti obiettivi.

Oltre a quanto già detto, il principale scopo di questo confronto, anche sollecitato da amici, non è tanto quello di verificare se la concezione di Capra sia utile o meno ad avvicinare mondi del pensiero diversi come fisica, filosofia e religione, obiettivo che sarebbe pregevole e che darei come sicuramente raggiunto, anche se certo non solo da lui, quanto quello di mettere in discussione l’idea che mi pare ormai dominante, anche se non so quanto realmente formalizzata da qualcuno e generalmente “razionalizzata” in cui sia pensiero e spirito, sia materia ed energia sarebbero enti costituenti un’unica dimensione, senza un definito rapporto originario di causa-effetto “interdimensionale” fra il piano spirituale e quello materiale.

Mi sembra che l’autore avalli una visione secondo la quale anche le religioni orientali prevedano questo sostanziale “monismo dimensionale”, questione della quale non sarei così sicuro.

Pragmaticamente, mi limiterò a commentare la cultura orientale per come ci viene presentata dall’autore, ovviamente secondo la mia ottica, i miei scopi e i dichiarati parametri interpretativi, consapevole di quanto la questione monismo/dualismo sia di fatto dirimente: a mio modo di vedere, tale questione determina la sostanza della “spiritualità” dei nostri tempi.

Sono ben consapevole che la filosofia e la fisica moderne credono di aver superato il “dualismo” spirito/materia: ci rappresentano un “monismo” che di fatto elimina la trascendenza costituendo una visione che a me pare definitivamente materialistica, un ordine di idee in cui, come è avvenuto nell’era moderna per quanto riguarda pensiero e comportamento nelle prassi della psichiatria e delle psico-“scienze”, ogni evento e determinazione del pensiero e il pensiero stesso diventano prodotti della natura, cioè dell’universo materiale, in questo caso il cervello, in quanto considerati consustanziali a questa.

Uscendo dalle appartenenze culturali, ideologiche e confessionali, ciò che mi preme sottolineare è la parzialità dell’osservazione scientifica sulla materia, di fatto costretta a una relativa “certezza”, ma solo per quanto riguarda il presente, certezza che diminuisce man mano che cerca di ipotizzare deduzioni su un passato sempre più lontano: qualsiasi “modello” adotti la fisica, non potrà mai superare l’oggettiva impossibilità dei laboratori di tornare al “momento” della creazione delle forze e degli elementi che hanno permesso la costruzione di questa dimensione.

La fisica potrà al limite postulare la necessità di una creazione, anche se non mi sembra interessata a ciò, una necessità che a mio parere esige un ente creatore trascendente la realtà creata.

Un discorso per certi versi simile può essere fatto per le concezioni della spiritualità che si “limitano” alla comprensione della sostanziale unità dell’universo, immettendo di fatto lo spirito come “parte” costituente, non occupandosi della creazione. 

La parziale visione scientifica, che se elevata al rango di dogma diventa a mio modo di vedere “scientista”, impedisce la liberazione dello spirito dalla sua evidente “dimenticanza di sé” e lo condanna definitivamente, al pari della visione “unicista” di una parte della spiritualità, a credere di esser parte di una realtà che può essere solo quella della materia, dell’immagine e della “suggestione”: un sostanziale materialismo che attraverso la presunta “evoluzione”, che è in effetti solo tecnica e che si appresta a diventare transumana, rappresenterà la definitiva gabbia da cui gli sarà assai difficile “evadere”, perché non saprà più di poterlo e doverlo fare ricercando la consapevolezza della trascendenza, dell’origine e della sua totale responsabilità per tutto.

Iniziamo quindi con l’analisi delle parti di testo che ritengo utili agli scopi di questo lavoro, senza ovviamente addentrarmi troppo nelle lunghissime spiegazioni scientifiche, che non sono il mio pane, seguendo l’esatto svolgersi dei capitoli, sarà comunque una bella avventura!

 

22 novembre 2024
fonte immagine: istruzioni a Microdoft Bing

Di seguito i precedenti 10 articoli della serie, in ordine di pubblicazione:

https://www.massimofranceschiniblog.it/2015/03/09/la-spiritualita-confonde-la-sua-anima-se-pensa-di-affidarsi-alla-fisica-quantistica/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2015/04/20/la-spiritualita-e-una-cosa-seria/

https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/02/12/filosofia-e-verita/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/04/19/scopriamo-la-liberta-dello-spirito-puo-salvarci-dalla-tecno-distopia/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/05/10/la-materia-non-puo-essere-un-assoluto-e-il-suo-culto-e-gabbia-dello-spirito/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/07/05/credere-nellunica-dimensione-porta-al-tecno-totalitarismo/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/08/22/la-questione-della-realta-e-fondamentale-per-capire-il-nostro-essere/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/09/20/le-deduzioni-possibili-dallessere-spirituale-e-dalla-creazione-chiamata-realta/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/09/25/le-divisioni-di-ordine-spirituale-favoriscono-la-tecno-distopia-di-controllo-del-pensiero/
https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/10/23/rinnoviamo-la-considerazione-dello-spirito-e-dellesistenza/

 

2 commenti su “IL TAO DELLA FISICA: LA TRAPPOLA DI TEMPO E MATERIA [introduzione]”

  1. Mi piace! Capra lo conosco da tanto. E l’esperienza del “corpo non corpo” io l’ho fatta una sera tornando in auto da Roma con un amico, nei pressi di Siena. “Materia”, “spirito”? Il materialismo della fisica classica dei macroggetti ha dovuto essere rivisto nella meccanica quantistica, dove la “probabilità” sostituisce in gran parte la casualità della meccanica classica. Forse sta qui uno snodo della dualità materia/spirito….

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