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LA SERIE PIÙ POPOLARE: DIVIDE ET IMPERA

massimo franceschini blog

Siamo come comparse in una “serie”, ma ci disinteressiamo dei registi, degli sceneggiatori e degli inventori del soggetto.

 

Di Massimo Franceschini

 

Pubblicato anche su Attivismo.info, Sfero, Ovidio Network

 

Oggi il mondo è governato in modalità che sembrano caotiche, ma il caos è solo apparente, utile per continuare la politica con altri mezzi, appunto come la guerra che si è di nuovo affacciata alla ribalta delle cronache.

I terreni di conquista delle varie oligarchie sono sempre gli stessi, territori e risorse, ma il vero fine ultimo è sempre lo stesso: il controllo totalitario dell’uomo.

Poi c’è la tecnica, arrivata ad un punto tale da essere irrinunciabile per il controllo, dato che permette un mix sopraffino di caos e controllo proprio all’interno dell’uomo stesso, nella sua mente: non solo con gli inutili e devastanti psicofarmaci, ma con una permeante narrazione di divisione totale dalla verità e dalla razionalità, tipica delle fasi in cui le civiltà collassano sulle loro contraddizioni etiche e civili.

Siamo quindi soggetti al divide et impera supremo: divisi fra noi da ideologie e artificiose “simpatie/antipatie” mediatizzate, ma anche divisi al nostro interno perché confusi e resi ignoranti, quindi incapaci di discernere.

Un divide et impera doppio quindi: dal nostro prossimo e dalla realtà.

Troppi di noi non tengono più in conto che il dato sulla “sovranità” viola ciò che dovrebbe essere, cioè popolare, ma oltre a questo, ormai quasi tutti non vedono più la politica come mezzo per ripristinarlo.

Probabilmente la stragrande maggioranza di noi non ha mai capito che la moneta non dovrebbe essere delle banche private, ma del popolo, che attraverso lo Stato ne dovrebbe fare strumento di produzione, sviluppo e scambio.

Una grossa fetta di noi non capisce che l’emergenza migrazione è dovuta al colonialismo, allo sfruttamento di risorse delle corporazioni e alla necessità di impoverimento civile ed economico delle nazioni che la accolgono, un impoverimento che di fatto avvantaggia la parte del mondo emergente, da sempre esperta di totalitarismo.

Troppi pensano che l’“emergenza climatica”, amplificata dai media, non dipenda dal sole e dalla terra, ma dall’uomo, ora colpevolizzato e “responsabilizzato” dalla narrazione delle corporazioni dell’industria, “big-tech” e della cultura, “big-media”, che usano appunto tale “emergenza” per le loro agende.

Ancora troppi non vedono che tutte le presunte “emergenze” sono create “artificialmente” e funzionali al caos, sostenute dai popoli composti da uomini divisi fra loro e al loro interno, perché “addestrati” ad esserlo.

Molti giovani sono così “dissociati” da esser capaci, grazie alle “cure” di una cultura infida e falsamente liberatoria di presunto “progresso”, di iniziare a dubitare della propria identità fisica e chiedere mutilazioni senza sapere del tunnel fisico, mentale e spirituale in cui sprofonderanno.

In questo habitat civile e culturale forgiato nello spettacolo integrato, ora anche social-mediatizzato, è assai facile confonderci, oltre che distrarci, ma è anche facile credere di essere “partecipi”, fosse anche del dissenso.

Purtroppo, la verità è che un dissenso epidermico, antipolitico e social-mediatico serve solo all’illusione “utilitaristica” degli influencer in cerca di visualizzazioni, alla speranza che le cose cambieranno solo “vibrando alti” senza impegnarsi collettivamente per riprendere in mano cultura e politica.

Occorre quindi cambiare set e sceneggiatura, ispirati da un soggetto diverso, il cui contenuto principale già esiste: come attuare veramente e integralmente la Dichiarazione universale dei diritti umani, riprendendo quelle istituzioni liberali che negli ultimi decenni abbiamo lasciato in mano a corporazioni globali e poteri profondi.

Purtroppo, l’inizio delle riprese di questa nuova creazione non appare all’orizzonte, mancando ideatori autorevoli, scrittori, registi, sceneggiatori e attori adeguati.

Sarebbe da indire un concorso, ma non si vede un’autorevolezza tale da poterlo promuovere in modo credibile e vero.

Del resto ciò è comprensibile, altrimenti non saremmo in queste condizioni da comparse sfruttate e mal pagate, ma abbastanza distratte e “dissociate” da essere anche un po’ appagate.

 

5 settembre 2024
fonte immagine: istruzioni a Microsoft Bing

1 commento su “LA SERIE PIÙ POPOLARE: DIVIDE ET IMPERA”

  1. Quello che segue è un commento legato a questo articolo, da una delle chat del dissenso di cui faccio parte:

    A margine d questo ultimo articolo (https://www.massimofranceschiniblog.it/2024/09/07/la-serie-piu-popolare-divide-et-impera/) di seguito la risposta ad un commento di un’amica che si interroga giustamente su quella che sembra un’evidente intenzione di provocare sofferenza agli altri da parte delle oligarchie: «Dico da sempre che da un punto di vista strettamente razionale non ci sarebbe alcun motivo per cui l’associazione umana non possa essere quasi un giardino dell’eden, abbiamo un pianeta bellissimo e abbastanza razionalità e scienza per abitarlo in modo creativo e proficuo per tutti, e anche di più; la ragione del perché ciò non accade è quindi l’irrazionalità presente nell’uomo, un po’ in tutti gli uomini ovviamente, ma soprattutto in una ristretta minoranza che per quanto intelligente è di fatto totalmente psicotica, composta da veri e propri criminali. La loro psicosi gli fa vedere un mondo buio di nemici, fossero anche i loro parenti più stretti: non si salva nessuno, sono incapaci di amore ed empatia. Questo stato di continua paura rende alcuni di questi, che magari si trovano in condizioni privilegiate o “fortunate”, assai attratti dal potere e disposti a fare qualsiasi cosa per raggiungerlo, convinti che il potere li renda ancor più difesi dalle minacce altrui. Sono ovviamente assai esperti nella dissimulazione di questo stato, ma per quanti privilegi possano avere la loro condizione spirituale è drammatica, una vita di paura e di crimini per allontanare i fantasmi della loro mente, che si materializzano in tutti gli altri esseri umani, indiscriminatamente. L’uomo ha sviluppato degli anticorpi a questo, che si chiamano democrazia, diritto, stato di diritto e diritti umani, che però non funzionano automaticamente, vanno fatti funzionare. L’azione potente, complessa, divisiva e distruttiva dei criminali, veri e propri mercanti di caos, rende questi anticorpi deboli agli occhi della gente, propagando così cinismo, mancanza di speranza e fame di soluzioni “forti” di qualche tipo. È una lotta impari, perché sotto l’influenza di tali criminali l’umanità sembra capace di dimenticare tutto».

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