Riflessioni metodologiche su due concetti che altrimenti intesi sembrano non trovare continuità.
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La filosofia è una tensione alla verità, che in una realtà data, come la realtà materiale in cui viviamo, non può che essere relativa alla realtà stessa e ai vari punti di vista su di essa, sui quali possiamo essere in accordo o meno.
I punti di vista che trovano più accordo diventano filosoficamente “vincenti”, non necessariamente “veri”.
La “verità” si pone necessariamente come “assoluto”, che però in una realtà fatta di materia, energia, spazio e tempo può essere relativa solo a tali dimensioni, quindi non assoluta; oltre a questo, la realtà su qualcosa può cambiare per la modifica degli accordi su tale realtà.
L’assoluto lo possiamo contemplare potenzialmente, ognuno di noi, nella dimensione originale e trascendente di pura volontà, puro essere senza forma, puro spirito, la dimensione capace di creare e disporre le altre dimensioni, di creare e disporre tutte le forme possibili.
Oltre alle “verità relative” e alle “verità funzionali” su qualcosa, in questa realtà materiale abbiamo comunque molte verità rintracciabili in ognuno di noi, una versione per così dire “ristretta” della contemplazione potenziale dell’assoluto di cui sopra: quelle di ogni esatto istante di un atto, di un evento, da cui ovviamente si originano delle conseguenze.
La capacità di tornare a quell’esatto momento, per così dire “rivivendolo”, anche ripercorrendolo più volte aiutato dalla comunicazione con un ascoltatore-guida, la cui necessaria deontologia non rientra in questa riflessione, può fare in modo che le eventuali conseguenze negative che l’essere si porta dietro da quel momento svaniscano magicamente, con un aumento di consapevolezza e ricadute positive in vari aspetti e aree della vita.
Questo, in teoria, è ciò in cui potrebbe consistere una “filosofia del pensiero”, ma anche una vera “psico”*-terapia, che sarebbe il lavoro del pensiero che ritorna sui suoi passi abbattendo le barriere dell’oblio, scoprendo la natura e i meccanismi dell’oblio stesso.
Le scoperte del pensiero in questo percorso rappresentano un avvicinamento alla verità di qualcosa, e andando a ritroso nel tempo lo avvicinano all’assoluto.
Questa tensione può essere definita come una pratica “religiosa”, intesa come tensione filosofica dell’essere alla ricerca dell’origine del tutto, della sua vera dimensione.
(AI free)
12 febbraio 2024
fonte immagine: Flickr
* dal greco psykhḗ, anima
per approfondire:
– Lettera R 17 (riflessione): SIAMO ESSERI SPIRITUALI
– Lettera R 13 (ricognizione): MENTE
– FILOSOFIA E RELIGIONE
– LA SPIRITUALITÀ È UNA COSA SERIA
– VISIONI PARA-OLISTICHE
– IL CAMMINO DELL’ANIMA PUÒ ESSERE OSTACOLATO DA MOLTE CON-FUSIONI
– UN TRISTE MATERIALISMO