La cancel culture sulla politica ci lascia indifesi nei confronti della distopia tecnocratica, annulla la creazione di una politica sovrana e ci consegna ai “nuovi” player globali.
Qui il video dell’articolo
Pubblicato anche su Attivismo.info, Sfero e Ovidio Network
Anche la cosiddetta “area del dissenso” ha la sua “cancel culture”, che si estrinseca in varie forme e direzioni. Vediamone alcune.
Una delle più grandi rimozioni riguarda la politica, vista come questione da evitare perché ormai corrotta, come se la stessa non sia più un aspetto dell’essere umano necessario al governo delle sue comunità, come fosse un ambito solido e “materiale”, non modificabile da nuovi pensieri, prassi e ideali.
Troppe volte abbiamo sentito, anche in ambienti e riunioni chiaramente di ordine politico, affermazioni del tipo “non voglio avere niente a che fare con la politica”, espressione che potrebbe intendersi come “con i partiti” o, al limite, “con la politica dominante”, ma niente: l’antipolitica è così forte e radicata da mistificare il senso stesso di ciò che si sta facendo e far dimenticare che solo con una diversa politica nazionale abbiamo una chance di intervenire sul presente.
La cancellazione della politica dallo spettro delle possibilità rende ormai estremo e azzardato anche solo il pensare di poter cambiare qualcosa nel destino distopico di controllo dell’umanità, come cercavo di analizzare e spiegare brevemente qui.
Stesso problema l’abbiamo per i partiti, come se non se ne potessero costruire di diversi, dal funzionamento diverso, come cerco di argomentare in questi articoli.
Il risultato di questa particolare “cancellazione” è che nessuno pensa più di dover costruire una seria organizzazione politica e culturale, un vero partito capace di rivolgersi a tutto il Paese.
Anche le istituzioni politiche sono viste come marce e irrecuperabili, come se alla corruzione non sia possibile opporre una nuova etica politica capace di rinnovarle, con un nuova classe politica portatrice ed esempio di una nuova stagione politico-istituzionale.
Questo massimalismo antipolitico investe anche i diritti umani, che non sono certo quelli abusati dal “progressismo”, visti come una cosa “americana”, “istituzionale” e “calata dall’alto”, dimenticandone la storia e il fatto che in teoria dovrebbero caratterizzare il cosiddetto “Occidente libero”!
Questa particolare cancellazione impedisce una seria denuncia a tutte le violazioni dei diritti umani, lasciando così via libera alla propaganda del mainstream come se la mistificazione “gender” e la distruzione della famiglia non fossero violazioni dei diritti umani stessi!
Sulla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo ho scritto e scriverò ancora molto probabilmente, qui quanto espresso finora.
La particolare cancel culture relativa all’impegno politico nell’area del dissenso, ci lascia anche, come ultimo problema in ordine di tempo, in mano a dotte dissertazioni a favore dei BRICS, come quella di questo comunque interessante video dove i BRICS sono visti con molto favore, secondo me in maniera del tutto errata e improbabile, addirittura come una possibile opportunità di cambiamento politico-sistemico globale.
Il video è comunque interessante per le molte informazioni messe dall’autore che, cionondimeno, non riesce a non perdersi di fronte alla semplice constatazione di un fatto: se almeno uno Stato non riuscirà a riacquistare la sua politica e la sua vera sovranità, sostenendola in modo democratico, aperto, trasparente, orientato alle migliori costituzioni liberali e con un nuovo vigore attuativo dei 30 diritti dell’uomo, continueremo a non avere notizie certe sulle reali pressioni dovute allo stato profondo e alle “logge” presenti nei consessi internazionali della geopolitica, rimanendo così costretti ad analisi parziali, dal di fuori, spesso non corrette perché viziate ideologicamente e “pragmaticamente”, oppure insufficienti perché politicamente semplicistiche e/o basate su dati parziali, impressioni e aspirazioni personali.
Il video in questione accarezza di fatto i normali “vizi” dovuti ai soliti divide et impera “destra/sinistra”, “conservatori/progressisti” e simili, che rendono molte analisi scorrette e insufficienti, vizi ai quali si aggiungono troppo spesso i problemi derivanti da una sostanziale considerazione di impossibilità politica, lasciandoci di fatto spettatori a parteggiare e dividere su personaggi molto “caratteristici”, stile Trump o Putin, per non parlare del Berlusconi italico da poco passato a miglior vita che commentavo qui, oppure, appunto su conglomerati come i BRICS, anche se l’autore del video ammette essere un progetto ancora non definito e in divenire.
Nonostante ciò, nel video si lodano molti aspetti del nuovo soggetto geopolitico dandoli come assodati, ma senza nessuna reale garanzia che le cose andranno alla fine come auspicate: di fatto, tutto il cinismo e l’antipolitica con i quali normalmente si commentano le vicende nostrane o globali spariscono, solo perché abbiamo di fronte un nuovo player globale che apparentemente si presenta come più giusto, più costruttivo, meno violento e conquistatore dell’asse angloamericano e coloniale occidentale.
Il video addirittura si spinge ad affermare come esista di fatto una “psy op” tesa a descrivere i BRICS come “cattivi”, affermando che loro e la Cina non hanno niente a che fare con il famigerato Nuovo Ordine Mondiale, come se tale progetto sia ormai superato e non una questione in progress, soggetta a variabili storiche e geopolitiche complesse, come se fosse un concetto e un processo che non possa avere possibili e diverse attuazioni, come si può velocemente capire da questo video, seppur documento anch’esso parziale e per certi versi discutibile in alcuni accenti.
Riguardo alla presunta psy op, anche se l’autore del video corrobora la sua tesi mostrando contenuti e meme che a suo dire sarebbero iniziati a girare dopo l’ultima riunione BRICS, facendo intendere la presenza di una regia occulta dietro tutto ciò, io ritengo tale questione non dirimente data proprio la caratteristica di internet nel facilitare il propagarsi di qualsiasi cosa, autorevole, deprecabile, vera, falsa, infima o di qualità che sia: con internet possiamo dimostrare tutto e il suo contrario, praticamente per qualsiasi argomento, ma solo con uno sguardo fatto di prima mano, appunto a livello politico-istituzionale, trasparente e democratico, si potrebbero avere notizie corrette su questi ambiti; e non sto certo dicendo sia facile.
Comunque ripeto, il video è in ogni caso interessante per varie informazioni, anche per quella relativa all’economista che sarebbe in qualche modo ispiratore del progetto BRICS, Lyndon LaRouche, personaggio certamente interessante anche solo per come trattato dal pensiero unico dominante e, come afferma l’autore del video, per il fatto che sia sostanzialmente non trattato anche dalla stessa “controinformazione”.
Se questo contributo è assai interessante, vorrei qui ricordare che per una politica economica più “razionale” e non schiava di banche e corporazioni, basterebbe “solo” la Costituzione Repubblicana a fare quanto necessario dal punto di vista economico e sociale, se fosse rispettata e attuata da una seria classe politica, come da “semplice” Art. 3: “[…] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Questa citazione era per dire che non c’è sostituto alla creazione di una vera politica alternativa capace di parlare al Paese, se non vogliamo limitarci ad analisi e controanalisi che rendono il web sì affascinante, ma il luogo meno adatto a fare qualcosa di sensato e significativo.
La verità è che arrivare a sponsorizzare soggetti o processi dei quali si può avere solo una consapevolezza superficiale, mentre si sottovaluta la questione del “controllo tecno-distopico di indirizzo transumano”, preparato da decenni e rivelatosi chiaramente almeno dal 2020, controllo di cui la Cina è all’avanguardia, è cosa politicamente assai drammatica.
Ovviamente la tecnica rende la questione tecno-distopica comune a tutti i poli, vecchi e nuovi e di fatto, a mio parere, rende obsoleta qualsiasi analisi classista ed economicista perché non più rispondente alla vera struttura del potere odierno ed ai suoi reali scopi, “rivelati” appunto dalla tecnica stessa: pensare ancora di essere in mano a “capitalisti” solo interessati al guadagno e al mero sfruttamento dell’uomo sull’uomo a me pare operazione assai insufficiente, per essere gentile.
L’autore del video fa comunque dei ragionamenti interessanti riguardo all’ONU e alla sua creazione, non cedendo in questo caso alla demonizzazione antipolitica, ma a mio parere si mostra assai ingenuo per quanto riguarda l’Agenda 2030, affermando come i BRICS siano in qualche modo costretti a parlarne in “diplomatichese”, per affermarsi come presenti su tutte le questioni del dibattito e dei problemi mondiali.
Ebbene, l’ingenuità è proprio quella che fa dire all’autore, mentre racconta vari punti, che l’Agenda “[…] non è mica merda […] da un punto di vista di esposizione di principio non è una cosa così sbagliata”, accontentandosi delle sue parole d’ordine di crescita, lotta alla povertà, alle disuguaglianze e rispettosa dell’ambiente!
Credo che, al contrario, la verità sia tutt’altra: se si ragionasse politicamente potrebbe considerarsi un’agenda seria solo se vicino agli obiettivi si elencassero chiaramente le cause di quei problemi, tutti dovuti sostanzialmente a ingiustizie e tradimenti sistemici dei diritti umani da parte dei vari poteri forti nel corso della storia, questioni che ovviamente l’Agenda si esime da mettere in campo.
Ecco dove porta la sostanziale antipolitica, l’incapacità di ragionare politicamente e istituzionalmente in modo creativo, propositivo ed efficace da un punto di vista comunicativo: tutte abilità perse da quando la cultura e i luoghi internettiani hanno sostituito i luoghi istituzionali e i processi della politica, lasciandoci in mano ad una marea di tematiche che chiamo “oltre-politiche” e di cui l’autore del video è grande “portavoce”, questioni che a volte possono essere anche interessanti, ma che non servono minimamente a costruire qualcosa di politicamente utile.
Sospetto che la situazione qui esposta, in particolar modo il generale accoglimento dell’idea che “sotto i BRICS si starebbe meglio”, oltre ad essere figlia di drammatiche semplificazioni e ancor più esiziali insufficienze politiche, sia di fatto una comoda “scappatoia” per tutti quelli che potrebbero darsi da fare a certi livelli per costruire qualcosa di politicamente decente: la nuova occasione di essere “dalla parte giusta della storia”, data dai BRICS, potrebbe far pensare che si stia assolvendo a quella grande questione che un tempo si chiamava “impegno politico”, mentre in realtà stanno di nuovo pregando di consegnarci ad altri, stavolta praticamente imbattibili, data la nuova tecnologia a disposizione.
Cambiare le cose è ancora possibile, anche se grazie alla decennale “incuria” delle istituzioni ormai difficilissimo, certo non sarà possibile se continueremo a seguire i vari miraggi “geostrategici” sui quali si adagiano tutti quelli che non vogliono rischiare ricominciando a fare politica sul serio.
(AI free)
12 settembre 2023
fonte immagine: Wikimedia Commons, PxHere
Proprio ieri parlavo anche di questi temi in questo video, in cui faccio cenno anche del secondo video che indico qui.
Riguardo ai problemi relativi alla costruzione di una politica realmente alternativa, consiglio questa serie di articoli e questa di video.
Per chi non conoscesse le mie proposte politiche, segnalerei qui il libro su quello che ritengo indispensabile, un “Partito Unitario di Liberazione Nazionale”, qui il successivo articolo in cui delineo una possibile strategia, qui un articolo in cui illustro delle questioni necessarie ad una possibile “politica nuova” e qui alcune questioni relative alla comunicazione politica. Infine, in questa sezione del blog trovate tutte le proposte formulate nel corso degli anni.