Oggi non c’è un diritto umano che non sia profondamente violato, nella più totale incapacità politica di fermare questa deriva; da questa consapevolezza potrebbe scaturire un programma adeguato.
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Pubblicato anche su Attivismo.info e Sfero
Oggi sarebbe la giornata mondiale dei diritti umani, ricorrenza che diventa ogni anno più drammatica.
Non è il primo articolo che scrivo sui 30 diritti umani, basti solo pensare a questa serie di 32 articoli in cui li commento uno ad uno, a questa sezione del blog dove svolgo delle analisi in merito alla loro “percezione politica”, oppure a questa pubblicazione in fase di aggiornamento.
Tutto il mio sforzo è spiegabile in questa maniera: nonostante le incomprensioni, le deviazioni, le letture parziali e le mistificazioni cui è soggetta la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo, ormai da anni individuo in questo documento la rotta che potrebbe essere l’anima di un’azione politica degna di questo nome.
Gli obiettivi? Semplice: coagulare un vasto e trasversale consenso teso al ripristino del moderno stato di diritto, che per definizione dovrebbe appunto difendere i diritti della persona e delle collettività oggi violati in ogni ambito in modo così esteso e profondo, sostanzialmente non riconosciuto, ma anzi sponsorizzato dalla cultura e dalla politica dominanti che, al contrario, vogliono farci credere di impostare a questi la loro azione.
Si nascondono i tradimenti alla Dichiarazione Universale, mentre si difendono e promuovono agende e parole d’ordine tese a implementare prassi e norme che portano alla loro negazione, con il sostegno di teorie psicologiche, politiche e culturali ipocritamente pensate e giustificate proprio con una presunta difesa o ampliamento di quegli stessi diritti che, al contrario, sono impegnate a tradire.
Siccome la questione è ormai così estesa da formare quel “pensiero unico dominante” materialista, progressista, tecnicista e scientista di cui è intrisa la narrazione mediatica e social mediatica mainstream, per una veloce comprensione della sua portata proverò in questo articolo a descrivere sinteticamente ogni problematica inerente i diritti umani, uno per uno, senza però riportare il diritto in questione, sperando di suscitare la curiosità del lettore di andare a vedere o “rinfrescare” la sua formulazione originale.
Partiamo dal Preambolo della Dichiarazione universale, che vede il suo invito a considerare i diritti umani “come ideale comune da raggiungersi da tutti i popoli e da tutte le Nazioni“: da una parte non realmente sponsorizzato culturalmente in modo coerente, con un necessario approfondimento e bilanciamento fra i 30 diritti, dall’altra è ipocritamente accolto “manu militari” dall’Occidente a guida USA/NATO.
Il bilanciamento, la compenetrazione e la sintesi fra ogni diritto interessato e gli altri, è un’operazione assolutamente necessaria onde evitare una supremazia di un diritto o di una parte di questi sul resto, cosa che favorisce come consuetudine la formazione di teorie e prassi del tutto “sbilanciate”, in favore di determinati ambiti di interesse.
E veniamo alle problematiche più “calde” relative ai 30 diritti costituenti la Dichiarazione universale.
1. La fratellanza, la dignità e la libertà di ogni essere sono sempre più messe in pericolo da divisioni ben alimentate a livello culturale, politico e mediatico: enorme è il numero dei problemi, tutti funzionali alla formazione di particolari ed estesi divide et impera, tesi a controllare la narrazione globale entro direttrici che fanno il gioco del moderno coacervo di potere finanziario, corporativo, militare-industriale, tecnocratico e mediatico. Potente emblema di questo pericolo è la perversa abitudine di sottostare a una continua agenda diversamente emergenziale, soprattutto dal 2001 in poi, tesa a scavalcare la determinazione democratica delle opportune sedi istituzionali nazionali, condizionate dal coacervo di potere anzidetto.
2. Il fatto che l’eguaglianza e la libertà nel diritto, sostanziali e incondizionate di e per ogni persona, siano idee che oggi appaiono del tutto velleitarie, indica quanto ci stiamo allontanando nella pratica dall’idea che aveva rappresentato il nocciolo della modernità e del progresso politico e istituzionale.
3. I pericoli per la vita, la libertà e la sicurezza di ogni persona non sono mai stati così alti come in questo momento, costruiti proprio con la complicità e la corruzione delle istituzioni che dovevano difendere e implementare questo diritto.
4. La schiavitù ancora esiste, sia nelle forme peggiori di indegno e violento sfruttamento, ma soprattutto nelle forme “paludate” di sottomissione della vita personale e collettiva a meccanismi tesi a demolire le sovranità della persona, delle comunità, delle Costituzioni liberali, delle istituzioni Nazionali.
5. Una civiltà si riconosce da come tratta il dissenso e la criminalità: la nostra civiltà si caratterizza per un forte restringimento della libertà e per una sempre minore speranza di riscatto e dignità per chi sbaglia.
6. La demolizione dello stato di diritto va inevitabilmente e progressivamente a distruggere la considerazione e la difesa di ogni essere in quanto soggetto giuridico.
7. Il fatto che parlare di uguaglianza di fronte alla legge sembri oggi utopistico, ci mostra quanto stiamo retrocedendo sui nostri ideali.
8. Il fatto che troppo spesso la persona si senta impotente da un punto di vista legale e che il solo pensare di far valere i propri diritti in tribunale sia un’impresa inutile, titanica, dispendiosa e di cui non si potrebbe vedere la fine, mostra l’esatta dimensione delle nostre ipocrite contraddizioni e della necessità di profonde riforme politiche e giurisdizionali.
9. Il fatto che la “giustizia” stia velocemente dirigendosi verso una continua arbitrarietà sostenuta ideologicamente da violazioni alla Dichiarazione universale, rende l’idea del veloce arretramento delle nostre concezioni più elementari in materia.
10. Pretendere tribunali indipendenti e imparziali in questa situazione appare impossibile.
11. Parlare di “giusto processo” è oggi utopistico, cosa che sta favorendo, incredibilmente, l’idea che sia meglio mettere la giustizia in mano agli algoritmi della cosiddetta “intelligenza artificiale”, l’evidente tomba di una “civiltà umanistica” che non siamo stati capaci di costruire, nonostante ne avessimo tutte le istruzioni culturali, giuridiche e politiche.
12. Una delle questioni che oggi fa veramente ridere, praticamente senza speranza, è quella della privacy: resa impossibile dalla tecnocrazia distopica che stiamo costruendo e addirittura non riconosciuta come valore da concezioni di “responsabilità” collettiva che sono in realtà il vero cavallo di Troia per il totalitarismo.
13. L’ipocrita confusione della sacrosanta libertà di movimento con l’immigrazione di massa, che non è un diritto ma solo la cartina tornasole del colonialismo predatorio, da la misura di quanto le nostre comunità siano ormai incapaci di ragionare e distinguere.
14. L’ipocrisia sul diritto di asilo è talmente grande, da favorire politiche di immigrazione di massa che hanno ragion d’essere solo considerando l’azione colonizzatrice delle grandi potenze verso aree del pianeta ricche di risorse, ma facilmente corruttibili e incapaci di autonomia sovrana e democratica.
15. L’ipocrisia sul diritto di cittadinanza fa il paio con la precedente, a cui si aggiunge l’ipocrisia dell’accoglienza indiscriminata: la sostanziale non considerazione del dovere delle istituzioni di favorire una comunità culturalmente e politicamente pacifica, bilanciando tale sforzo promuovendo il dovere della persona accolta di conoscere, sottoscrivere e praticare responsabilmente gli stessi principi e codici giuridici e civili della comunità che lo accoglie. Il caos sociale che si crea in questo modo è visibile a tutti, aggravato e alimentato da media e politiche “mainstream” tese a un sopraffino divide et impera capace di assorbire molto dibattito pubblico, mantenere una forte tensione sociale, sviare l’attenzione dalla sottomissione politica nazionale ad ambiti di sovranità illegittima, privati e transnazionali, e dalla svendita di asset, diritti e competenze al sistema corporativo-tecnocratico.
16. La protezione della famiglia, della natalità e della genitorialità, istituzioni antropologiche fondamentali e inviolabili, è oggi come mai in discussione, demolita da “virus” argomentativi e ideologici di presunta “apertura” e “libertà” assai sponsorizzati da una cultura “progressista” evidentemente tesa al transumanesimo. Ad aggravare la situazione abbiamo lo spostamento da parte del giudice delle competenze sulle problematiche familiari, per devolverla ai consulenti psichiatri e psicologi: tale prassi sta causando le feroci determinazioni di sentenze distruttive della famiglia, con la promozione di prassi che in realtà ostacolano il riequilibrio delle dinamiche familiari. Un’altra grande problematica l’abbiamo con l’ideologia gender, anch’essa un’invenzione psicologica e giuridica: le sue motivazioni non hanno senso di esistere in una società in cui i diritti umani difendono ogni persona indipendentemente da qualsiasi sua condizione, risultando solo funzionali alla “liquidità” dell’essere necessaria alla trasformazione transumana.
17. La demonizzazione della proprietà privata continua ad essere una delle questioni sempreverdi di divisione sociale, prima funzionale alla lotta di classe, ora all’affermazione di un “reset globale” rivenduto come necessario e liberatorio, quando in realtà è una composita finzione e mistificazione a uso e consumo delle oligarchie che si arrogano il diritto di manomettere dati, creare allarmi scientificamente discutibili e propalare una falsa visione di “necessità sostenibile”, evidentemente tesa a implementare un regime totalitario di controllo globale.
18. Data la sottomissione della politica, della cultura e dell’informazione ai centri di potere privati, transnazionali ed extra istituzionali, la libertà di coscienza è come mai in pericolo, “contenuta” da un “pensiero unico dominante” teso ad espellere quanto non in linea con le varie agende globali formate in quei consessi illegittimi. Anche la religiosità è pesantemente sotto attacco, sia da un punto di vista materialistico, sia da una cultura apparentemente “spirituale”, ma che a ben vedere elimina ogni ipotesi di trascendenza.
19. Quanto detto nel punto precedente per la libertà di coscienza, vale ancor di più per la libertà di opinione ed espressione che vedono, ad aggravare la situazione, deformazioni e discriminazioni di merito e di metodo tese a sponsorizzare le agende del futuro distopico e transumano, censurando ogni pensiero divergente e conservatore delle conquiste insite nel diritto e nella stessa Dichiarazione universale. La demonizzazione della verità oggettiva in ambito sessuale per sponsorizzare una cultura falsamente ispirata ai diritti, ma in realtà votata a rendere l’uomo un soggetto totalmente confuso e malleabile, “liquido”, è la ciliegina sulla torta distopica che si manifesta con varie proposte di legge tese a manipolare la stessa comunicazione, pubblica e privata, in modo da forgiare le nuove generazioni all’appiattimento e all’annullamento transumanoide.
20. Il diritto alla libertà di riunione e associazione è sempre più impedito da difficoltà burocratiche e “distanziamenti” funzionali al continuo e illiberale regime emergenziale, oltre ad essere sempre più controllato tecnocraticamente non in maniera trasparente. Contemporaneamente, il fatto di avere diritti e sovranità prima indiscusse è spesso condizionato all’accettazione di protocolli e inclusioni in ambiti selettivi a noi totalmente estranei, che non possiamo controllare.
21. La democrazia possibile sintetizzata nei 3 punti di questo articolo si è trasformata in una completa mistificazione, deviazione e svuotamento di ogni ambito e prassi delle istituzioni liberali e delle costituzioni repubblicane: i percorsi che portano alla formazione e alla visibilità politica sono sempre più fagocitati e istruiti da processi e ambiti oligarchici; l’accesso alla dimensione “pubblica” non è realmente paritario e possibile; i governi non sono più espressione della volontà popolare, non solo per leggi elettorali che pervertono il suffragio universale, non solo perché i percorsi della visibilità politica, che diventa rappresentanza, sono in mano alle oligarchie, ma anche e soprattutto perché la volontà popolare è troppo soggetta alla cultura e all’informazione mainstream, senza alcun sostanziale dibattito e sistema di controllo. Per avere un quadro completo devo necessariamente ricordare la tecnicizzazione dell’istruzione e la sua degenerazione tesa a impedire la formazione di un adeguato senso critico.
22. La sicurezza che uno stato politicamente e monetariamente sovrano sarebbe perfettamente in grado di assicurare ai suoi cittadini, ai lavoratori e alle loro famiglie è ormai da troppo tempo un miraggio, sotterrata da una quantità di falsità economiche, politiche e giuridiche tale da necessitare una completa messa in discussione di tutte le teorie e le prassi economiche e sociali adottate negli ultimi cinquant’anni. Le varie condizionalità alla necessaria sicurezza sociale, controllate dalla progressiva digitalizzazione della persona stessa in stile “credito sociale” cinese, rivelano il perverso obiettivo delle oligarchie tecnocratiche e la definitiva perdita di ogni speranza di democrazia e umanità nel diritto.
23. I diritti del lavoro e la sua dignità, inserita in una concezione complessiva di benessere e dignità per il lavoratore stesso e per la sua famiglia, sono ormai concetti dimenticati, sostituiti da “necessità” in realtà frutto di una completa falsificazione della realtà e delle “crisi” finanziarie e sistemiche. Ulteriore drammatica fotografia relativa a questo punto, è la constatazione della sostanziale prostrazione sindacale a tali falsità.
24. Per i diritti “accessori” all’avere un lavoro, che ne specificano caratteristiche, qualità e limiti, valgono le parole espresse per il punto precedente.
25. La questione della sicurezza sociale non è meno tradita e mistificata delle altre: visto la sua comprensibile importanza, è una di quelle più soggette a imposture, sottrazioni e condizionalità spinte in modo così profondo da formare un sentire comune totalmente distorto, funzionale a un sopraffino divide et impera capace di creare una maggioranza “collaborazionista” con il sistema, che arriva a invocare misure e restrizioni direttamente contrarie ai loro stessi interessi. La sistematica sponsorizzazione di misure di “salute pubblica” totalmente fallaci da un punto di vista giuridico e scientifico, ma spinte grandemente dal sistema mediatico e culturale, rende le mistificazioni su questo soggetto difficili da districare.
26. I 3 punti di questo articolo sono grandemente violati e mistificati, dato che un’istruzione di qualità e libera dagli interessi corporativi e tecnocratici è ormai un sogno, con una feroce aggravante: la sponsorizzazione di una cultura manipolatoria e totalmente a-scientifica apparentemente votata all’espansione dei diritti, che al contrario sono falsificati e pervertiti in coerenza con l’obiettivo di controllo totale del pensiero. Da questo punto di vista, appare come aberrante la pretesa dello stato, attraverso la scuola, di sottrarre sempre più i figli alle famiglie e di invadere ambiti come l’educazione sentimentale per sessualizzarla completamente e sganciarla definitivamente da ogni libera autodeterminazione culturale ed esperienziale.
27. Cultura, arte, espressività e diritto d’autore sono ambiti quanto mai soggetti alla cura oligarchica e tecnocratica, ormai praticamente impossibilitati a fungere da base di espressione personale, creativa e non omologata, capace di “rifornire” le comunità di nuova linfa vitale e spirituale.
28. Le moderne direttrici del potere, totalmente distanti dalla sua determinazione democratica e trasparente, impediscono alle Nazioni di costruire una vera comunità pacifica in cui diritti e libertà siano chiari, conosciuti e perseguiti in modo coerente ed equilibrato.
29. Tutti i valori di questo articolo sono pervertiti dalla sostanziale e continua sollecitazione da parte del “pensiero unico dominante” del fondamentale divide et impera individuo/collettività. Ciò rende necessario un profondo e urgentissimo lavoro culturale e politico di sintesi, teso a dimostrare la fallacia filosofica e giuridica di quest’artificiale divisione, buona solo per il regime di controllo incipiente.
30. Quest’ultimo diritto dovrebbe spingere per una continua prassi culturale, politica e istituzionale di solerte verifica sulla legittimità e sull’equilibrio di ogni determinazione politica e giuridica. L’assenza di tale prassi permette tutte le altre violazioni.
Siamo così giunti alla fine di questa sintesi, certamente estrema, sicuramente d’impatto, forse utile a dimostrare la possibile e coerente matrice contenutistica per un’opposizione politica adeguata, quanto mai necessaria.
Le sistemiche ipocrisie qui denunciate non aiutano certo la formazione di tale opposizione: non è certo semplice rimanere intellettualmente e spiritualmente indenni da cotante aberrazioni del pensiero, capaci di disorientare anche le anime più pure.
Ciononostante non abbiamo alternativa, se non la massima intelligenza, competenza, sagacia organizzativa e determinazione, per combattere contro i meccanismi totalitari più potenti con cui l’umanità abbia dovuto fare i conti, capaci di distorcere i raggiungimenti più elevati dell’uomo.
10 dicembre 2022
fonte immagine: Tecnologia – Innovazione Fanpage/Formiche.net