I primi mesi di vita del CLN confermano l’esistenza di molti nodi da sciogliere della politica in generale e nello specifico, che spero siano ben compresi dai suoi dirigenti.
qui il video dell’articolo
pubblicato anche su Attivismo.info e Sfero
Con questo articolo penso di concludere, almeno per ora, la serie di proposte al CLN tese a far sì che questo centro politico, l’unico potenzialmente degno di nota degli ultimi anni, riesca nella sua missione di liberazione nazionale.
Questo articolo serve anche come riassunto delle questioni che a me paiono di una certa importanza. Andiamo con ordine.
Con l’articolo “IL CLN SARÀ ALL’ALTEZZA DEL MOMENTO STORICO?”, iniziavo quella che sarebbe diventata una serie; dopo un’iniziale difesa del CLN da alcune fallaci obiezioni e posizioni “utilitaristiche”, mettevo alla luce varie tematiche e problematiche, a quanto pare non ancora sufficientemente considerate nella loro essenza.
Nell’articolo “QUALE LEGITTIMITÀ PER LA NUOVA COSTITUENTE?”, cercavo di sottolineare alcune basi fondamentali su cui costruire una proposta politica, anche citando l’ultimo libro di Ugo Mattei, illustrando anche quale potrebbe essere un “gancio” comunicativo fondamentale per unire tutti quelli che, pur diversamente, si mettono in posizione dissenziente con lo status quo.
Nel terzo articolo della serie, “QUESTIONI PER L’APPROCCIO ALLA NUOVA COSTITUENTE”, cercavo di sintetizzare in 11 punti delle tematiche necessariamente di competenza di un momento politico degno di questo nome, intenzionato a dare un indirizzo di lavoro per sopperire alla povertà propositiva del panorama politico “alternativo”.
Nel quarto articolo, “IL CLN COME «TASK-FORCE» DEMOCRATICA E COSTITUZIONALE”, mi concentravo sul punto “10” degli 11 relativi al precedente testo e, cercando di sviluppare quanto ritenuto necessario in un articolo di Mattei, proponevo di istituire “una «task-force» legale ed operativa, una specie di «protezione civile ombra», capace di diramarsi in tutto il territorio per coordinare l’azione ed i contatti resi possibili dai vari caucus locali”. Sostenevo questa proposta evidenziando la sua utilità anche in base alla possibile, drammatica situazione prossima ventura ventilata da Mattei e da altri. Sempre in questo articolo proponevo anche un “appello” per il reclutamento nel CLN e in questi organismi.
Nell’articolo successivo, “UNA PROPOSTA POLITICO-OPERATIVA PER IL CLN”, mi riallacciavo al precedente e a quanto detto da Mattei nel caucus bolognese a cui ero presente e che ho filmato e commentato in questo video, completando la proposta della “task-force” con questo ulteriore punto: “Da tutto ciò se ne deduce che il CLN, conclusa la strutturazione della sua rete territoriale, almeno regionale, debba darsi da fare per fornire ad ogni territorio, tramite i suoi responsabili, un «libretto di istruzioni» politiche e giuridiche (che in altra parte dell’articolo chiamavo «libretto di sopravvivenza politica e civile»), ma anche operative e logistiche, in modo che ogni territorio abbia una base comune di pensiero ed azione, da sviluppare liberamente a seconda delle disponibilità, predilezioni e mezzi dei vari territori”. La sua diffusione sarebbe anche un modo di finanziamento del CLN tramite donazioni, oltre che un lavoro utilissimo di indirizzo su più fronti assai delicati e urgenti.
Nel sesto articolo della serie, “ULTERIORE STIMOLO AL CLN: SE NON DIRIGISMO ALMENO «DIREZIONALISMO»!”, parlavo della necessità di mettere in contatto sia il dissenso più militante, sia quello più spontaneo, silenzioso e in attesa di una politica veramente di qualità, scevra da personalismi, velleitarismi e approssimazioni argomentative buone solo per una facile ricerca di like e visualizzazioni, “necessità” tipiche di una dimensione “social” del tutto insufficiente, quando non distraente e divisiva del dissenso. Invitavo pertanto il CLN a farsi più “direzionalista”, intendendo con questo la necessità di espletare una delle sue funzioni, come qui riportato da statuto: “Il CLN intende porsi a servizio di ideazioni e prassi idonee ad elaborare un programma politico condiviso, atto a rimettere in moto il processo inclusivo e solidaristico tracciato dalla Costituzione, interrotto dalle politiche neoliberiste e dalle trasformazioni tecnologiche del tempo presente. L’elaborazione politica del CLN è finalizzata alla riconquista politica del Paese in spirito maggioritario ed inclusivo, ricostruendone le fondamenta costituzionali dell’agibilità democratica, rifuggendo ogni estremismo o velleitarismo, tramite un processo di coinvolgimento diretto dei cittadini alla guida politica del Paese”. Anche se Mattei ha più volte affermato come la questione prioritaria fosse quella di concludere la strutturazione territoriale tramite i caucus, ora che tale operazione si avvia alla conclusione non credo che il CLN possa differire le intenzioni come riportate dallo statuto, anche per sopperire alle croniche mancanze progettuali e argomentali dell’area del dissenso, che rischiano di non farla mai maturare politicamente in maniera efficace e capace di farla dialogare con il resto della società civile.
Sviluppando l’articolo precedente, nel settimo “CLN: UN POPOLO RIFLESSIVO, CAPACE E UNITO DA COSTITUZIONE E DIRITTI UMANI”, cercavo di delineare un possibile metodo di confronto interno al CLN basato su 3 punti, che potesse valere anche per tutta l’area del dissenso e che fosse capace di portare a quello che ritengo un auspicabile “programma di ripristino dei diritti umani e costituzionali”. Tale necessità la ritengo assai prioritaria anche per iniziare ad inquadrare la questione politica, a quanto mi risulta sollevata da più parti all’interno del CLN stesso.
Nell’ottavo articolo della serie “IL CLN DEVE RICOSTRUIRE IL SENTIRE COMUNE OGGI SFILACCIATO”, dopo un iniziale riassunto della mia posizione politica e delle forti vicinanze con molte delle cose affermate da Mattei e proposte come CLN, parlavo della necessità non solo di rifondare la politica, ma anche di fare un’operazione simile per quanto riguarda l’organizzazione politica e/o partito. Oltre a questo, invitavo ad una seria analisi delle condizioni sociali, culturali, politiche e sistemiche del presente: la mia analisi, necessariamente sintetica, portava alla necessità di un profondo lavoro politico, giuridico ed istituzionale, come piattaforma “ombra” capace di portarci alla nuova necessaria costituente.
A questo punto, anche ascoltando vari protagonisti all’interno degli organi statutari del CLN, mi par di poter affermare che le problematiche qui espresse ed altre di natura “procedurale” rischiano, se non governate in maniera trasparente da un centro politico serio, agile, competente, riconoscibile e comunicante con tutto il CLN per accoglierne i mille possibili contributi di rilievo, di dare origine ad una fase caotica di contrapposizioni non più riannodabili fra loro, potenzialmente laceranti e distruttive.
Occorre evitare vari possibili errori:
a. non seguire lo statuto in ogni sua esplicazione di ruoli e contenuti;
b. evitare un errore opposto: che un’interpretazione letterale dello statuto possa determinare un’incapacità sostanziale di comunione, direzione e concretezza amministrativa;
c. evitare che una non corretta considerazione dei due punti precedenti possa dare adito a decisioni sbadatamente “calate dall’alto”;
d. non arrivare a considerare la necessità di una direzione coesa e riconoscibile, non elefantiaca, ma attenta a tutte le questioni portate alla sua attenzione; tale questione passa per una necessaria definizione del ruolo dei Coordinatori Regionali che, a mio parere, devono essere ascoltati e coinvolti nella formulazione politica, in maniera però creativa e intelligente: che possano contribuire alla definizione delle linee politiche delineate dai vari responsabili delle aree tematiche ed organizzative, come da statuto, ma in stretta correlazione con un “centro politico” riconoscibile, necessariamente preso dai fondatori del CLN;
e. a proposito dei fondatori, appare assai strano che alcuni di loro si impegnino in attività politiche esterne al CLN, senza neanche far cenno al CLN stesso. Oltre a questo, non si riesce a capire quali fra loro siano i 12 indicati a far parte del Consiglio dei Coordinatori dai promotori del CLN, come da statuto.
L’evidente incapacità unitaria dei soggetti “alternativi” che si presentano a queste insensate elezioni, incapacità anche autolesionistica se solo consideriamo che, ad esempio in Liguria, con la diminuzione dei parlamentari il 6,25% necessario ad eleggerne solo uno dei sedici ammessi per questa regione possa risultare assai problematico da raggiungere per qualsiasi lista del “dissenso”.
Tale incapacità, spiegabile in primis e facilmente con il personalismo, nasconde a mio avviso un’incapacità politica tout court, che non riesce a capire come nel Paese ci sia una latente domanda alternativa al presente, certamente variegata nelle sue tematiche e sensibilità, nondimeno inquieta per il sistema distopico in veloce arrivo.
Da anni predico come una seria e compenetrante visione dei diritti umani, sulla quale ho scritto questa serie di 32 articoli, possa costituire quel minimo comun denominatore sociale e culturale capace di rinnovare la politica e lo spirito civile del tempo, affogato nei problemi, in altre priorità, nella distrazione di un sistema di intrattenimento ad alto coinvolgimento emotivo, che ha “infettato” anche la politica, in una cornice di sostanziale demolizione dello stato di diritto.
Una particolare ricostruzione, è a mio avviso necessaria anche per un’altra istituzione della politica, sempre più vituperata: quella del “partito”, o quanto meno dell’associazione politica.
Anche su questo particolare argomento sto scrivendo una serie di articoli, ai quali aggiungerò a breve una proposta di organigramma particolarmente adatta a questa dimensione, a suo tempo già fornita al CLN stesso.
Per concludere: credo assolutamente che il CLN, per come presentato da Ugo Mattei, possa essere una seria ipotesi di lavoro per la liberazione del Paese dalle grinfie corporative globali e dalla distopia tecnocratico-digitale.
Tale missione ha bisogno di quanta più costruzione politica e amministrativa possibile, consapevole ed attrezzata per non farsi usare da un sistema che attraverso la tecnica è entrato culturalmente ed emotivamente all’interno della mente di ognuno di noi.
Non scambiamo le opportunità comunicative date dalla tecnica con una reale dimensione capace di sostituire dialogo e costruzione reale, persino congressuale, fra persone preparate che analizzano, si guardano e ascoltano.
Sarebbe questo un grave errore tattico, tale da impedire qualsiasi strategia di riscossa politica e civile.
13 agosto 2022
Noi vogliamo un Paese laico, civile, libero dalle mafie e dalla corruzione, capace di proteggere i deboli e i loro diritti, così come le sue risorse artistiche, storiche, intellettuali, naturali e culturali.
Vogliamo quindi non solo che il Governo attui tutte le garanzie costituzionali, ma che si ponga all’avanguardia sia nel rispetto dei diritti umani e civili, sia dei beni comuni.
Noi vogliamo un Paese moderno, che aiuti i cittadini a sviluppare le loro potenzialità umane, assicurando tutte le le risorse disponibili a questo scopo, nonché la loro partecipazione libera e informata alla vita civile.
Noi vogliamo un Paese pacifico, cui ripugna l’uso della forza contro gli inermi, e che quindi non si imbarcherà mai in missioni di guerra camuffate, né aiuterà governi belligeranti, salvo che non sia per propria difesa.
Noi vogliamo un Paese che rispetti le minoranze religiose, senza tuttavia mai permettere che le leggi siano ispirate da principi di alcuna confessione.
Noi vogliamo un Paese che si ponga all’avanguardia per le politiche ambientali e sanitarie: un Paese in cui le politiche energetiche, industriali e dei trasporti siano ispirate alle compatibilità ecologiche, e le politiche sanitarie e migratorie siano esenti da pregiudizi dettati da conflitti di interesse.
Grazie caro e benvenuto! Ovviamente condivido tutto. Detto questo, credo che si debba fare un grosso sforzo per corredare le varie misure con tutta una serie di contenuti inerenti la realizzazione di tali auspici, come iniziare un percorso di attuazione per ogni settore del vivere civile, dato che il sistema per come ora è congegnato impedisce che la volontà popolare giunga a compimento. Ancor prima, occorre costituire un centro politico capace di unire una massa critica considerevole, cosa potenzialmente non impossibile.