Un’opposizione politicamente divisiva generata per fini di controllo, che tradisce i diritti umani
Pubblicato anche su Attivismo.info e Sfero
Articolo pubblicato anche sulla rivista on-line APPELLO AL POPOLO nella sezione rassegna stampa, a questo link: https://appelloalpopolo.it/?p=69197
Questo articolo fa parte di una triade, che ha come comun denominatore il fatto di ragionare su quelle che sono o possono essere fatte diventare opposizioni fra due enti particolari: il primo riguardava quella fra “complottismo” e “trasparenza”, il secondo quella fra “uomo” e “tecnica”.
Entrambe le opposizioni hanno molto a che fare con ciò che sta accadendo alla nostra società e cultura: la prima molto più di attualità, mentre la seconda è di fatto il tema della modernità, ben sviscerato in questo stralcio di un libro del 1976.
La cosiddetta “pandemia”, in realtà l’azione del “sistema” preparata in anticipo e coordinata internazionalmente per cambiare il mondo, ha evidenziato una questione politica in sostanza mai risolta se non, implicitamente, nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.
Nonostante possa sembrare diversamente, la scarsa popolarità e l’insufficiente attuazione dei diritti umani ha sinora lasciato l’ambito della politica in balia di ideologie e propagande varie, insieme a tutta una serie di divide et impera.
Uno di questi, e siamo alla questione che qui mi preme, sarebbe la dicotomia fra persona e collettività.
Le conseguenti estremizzazioni individualismo/collettivismo e le più o meno coerenti accuse reciproche fra gli alfieri delle due “chiese”, non hanno fatto altro che “solidificare” la questione nel tempo.
Perché affermo che i diritti umani avrebbero risolto la questione, anche se implicitamente?
Proprio perché nella loro enunciazione non potevano fare altro che riferirsi alla persona umana, alla quale riconoscevano i diritti inalienabili, propri di ogni individuo.
La comunità, attraverso la quale la persona può crescere ed esprimere al meglio il suo essere, è pur sempre una “costruzione”, fatta appunto di persone che hanno tutte gli stessi diritti e implicitamente il dovere di far sì che tali diritti non siano negati a ogni altra.
La comunità dei diritti umani è libera e responsabile, perché libere e responsabili sono le persone che la compongono.
Anteporre in qualche modo la comunità alla persona può essere uno scaltro esercizio dialettico, ma in politica può far danni enormi sia alla persona, sia alla collettività.
Una collettività composta di persone che non hanno un senso di dignità personale e di consapevolezza dei propri diritti, difficilmente svilupperà uomini responsabili verso il prossimo, se non in modi che solo un sistema aberrato di potere può favorire e ritenere tali.
Forse Martin Luther King non immaginava quanto insidioso potesse diventare il suo motto “la mia libertà finisce dove inizia la vostra”, quando utilizzato in maniera distorta dal pensiero unico dominante per giustificare misure liberticide.
E siamo proprio alla situazione odierna, dove il sistema aberrante di potere che sta dietro la facciata di una politica ormai mediatizzata e lontana dai cittadini, sta tentando di cambiare il mondo sull’onda di “emergenze” preparate a tavolino e sovrastimate, quando non del tutto false e gestite con la presunta “scienza” di uomini al soldo delle multinazionali e dei grandi centri finanziari ed “elitari”.
La responsabilità reciproca, implicita nella frase di King, è costretta in una visione distorta del mondo e del rapporto persona/collettività, costruita nei decenni dai veri centri di potere che sorvolano le democrazie: tale visione non prevede uomini dotati di senso critico, ma sostanzialmente disinformati e confusi dalla “nuova cultura” che sta cambiando il mondo, incapaci di scelte responsabili e autodeterminate, ma “bisognosi” di uno Stato paternalista e autoritario che, per un presunto “bene comune”, si permette di demolire le fondamenta della democrazia e dello Stato di diritto.
La conseguente, sostanziale negazione della politica, processo favorito già da decenni insieme a varie mistificazioni dello Stato di diritto e della sovranità, sono applaudite da una maggioranza “deviata” culturalmente e civilmente, ma carica di quella grave “responsabilità” che le permette di trasformarsi nella peggiore collaborazionista della nuova dittatura globale, “sostenibile” solo per i suoi promotori.
Tornando alla questione di questo articolo, capiamo bene che puntare su slogan non sia consigliato in questi frangenti: certamente la libertà individuale non può essere un assoluto, come ogni cosa in questo mondo, ma limitarla appellandosi a un senso di responsabilità distorto ed estorto con la disinformazione e l’appiattimento mediatico ai centri di potere globali, con l’occupazione della cultura, la distruzione della scuola e del senso critico, non può essere una soluzione democraticamente percorribile.
Ecco allora che capiamo come la “collettività” di cui parla il sistema, ed a cui fanno l’occhiolino le fazioni più ideologiche, sia in effetti una massa di individui “buona” per essere invocata a piacimento, dimenticando che il paradigma di una giurisprudenza che si voglia coerente con uno Stato di diritto deve necessariamente essere la “persona”.
Ovviamente, un reato che lede una collettività è necessariamente più grave, ma non perché leda un “ente” superiore alla persona, quanto per il solo fatto di implicare più persone.
Io sarei per parlare di comunità come “dinamica” della persona, una sua dimensione al pari della famiglia, delle amicizie, ecc.
Credo quindi, definitivamente, che i diritti umani abbiano posto con forza la giusta ottica: se veramente compresa e attuata politicamente, culturalmente e giuridicamente, farebbe sparire l’esiziale dicotomia e impedirebbe violazioni basate su quella che si potrebbe definire una distorsione.
Credo inoltre, anche per tale questione, come si dimostri quanto i diritti umani possano diventare, finalmente, quel minimo comun denominatore capace di ricostruire una politica degna di tale nome.
Data la distopia globale incombente e le minacce dovute alle vecchie e nuove “emergenze”, abbiamo una misera possibilità di compiere un’impresa che appare sempre più impossibile ogni minuto che passa.
Qui e qui il mio contributo, a chi più capace e autorevole di me la prossima mossa.
10 dicembre 2021
Fonte immagine: PxHere