Qui la versione dell’articolo per YouYube
Siamo in pieno “fascismo soft”, grazie a chi si abbevera alle roboanti fonti della teoscienza
Articolo pubblicato anche su Attivismo.info
Gli attuali “arresti domiciliari” e la minacciata “libertà vigilata” tramite app, mi costringono ad una seconda provocazione, dopo la precedente in cui invocavo la dittatura palese al posto di questo vigliacco ed infido “regime teoscientista”, molto più virulento di qualsiasi malattia.
Chi mi legge sa che normalmente me la prendo con chi caratterizza la sua azione politica con qualche “ismo”, più o meno sottinteso: non usciremo mai dalla grave “fine della politica” continuando la litania ideologica e classista, ormai buona solo per continuare a dividere la società civile per evidenti scopi di dominio.
Non sono quindi uno di quei sinistrorsi che ti danno subito del fascista appena accenni concetti come sovranità, patria, onore, dimenticando addirittura il primo articolo della nostra bella Costituzione che parla di sovranità che apparterrebbe, il condizionale è d’obbligo, al popolo.
Come non sono il destrorso che si innervosisce quando sente parlare di “antifascismo”, pensando subito che l’interlocutore sia un “comunista” ed a quel Duce che non ha mai smesso di amare.
Quindi, andiamo avanti.
Per comodità, senza scomodare chissà quali trattazioni storiche, riporto dal vocabolario Google il significato estensivo della parola “fascismo”, presente all’interno della seconda definizione: qualsiasi concezione della vita politica e dei rapporti umani e sociali basata sull’uso indiscriminato della forza e della sopraffazione.
Bene, tutto bene direte voi, pericolo sventato: oggi non abbiamo un uso indiscriminato della forza e non siamo, mediamente, sopraffatti.
Nel nostro Occidente si è liberi di viaggiare, si può pensare liberamente, lavorare come ci aggrada, studiare, ricercare e parlare dove e come vogliamo, decidere il nostro stile di vita, della nostra salute e disporre del nostro tempo come meglio crediamo… o no?
Penso abbiate capito da un pezzo dove voglio andar a parare, sin dal titolo.
Vediamo come si sostanzierebbe il fascismo soft in cui viviamo.
Per fare questo, mi occorre un’altra definizione, quella di “corporativismo”, sempre nella sua accezione più estensiva: tendenza di un settore professionale all’affermazione esclusivistica di propri interessi o privilegi.
Praticamente ne parlo sempre, o quasi: appena si studiano un po’ le dinamiche del potere moderno, delle economie, delle risorse e della globalizzazione non possiamo non vedere, se si ha abbastanza libertà intellettuale, quanto oggi il nostro mondo sia condizionato in tutto e per tutto dalle “esigenze” delle corporazioni globali.
Di fatto, la politica non esiste più, sia in economia dove gli Stati non possono più spendere per i loro Paesi, se non indebitandosi con le banche private, sia per ogni questione di carattere sociale, medico, scientifico o tecnico: la sovrapposizione al governo di 15 “task force” con ben 450 tecnici – il lessico militare fa sempre effetto – è la dimostrazione che la politica serve solo a mantenere una parvenza di democrazia, mentre le decisioni sulle nostre vite sono prese da esponenti che, in qualche modo, fanno riferimento alle corporazioni.
La decisione su ogni questione, l’ultima parola che dovrebbe spettare alla “politica”, svanisce in prassi ormai consolidate tipiche di una cultura che da un pezzo privilegia materialismo, scientismo e tecnicismo, su tutto il resto.
Tornando alle corporazioni: all’apice di queste troviamo famiglie, logge e vari circoli ristretti che detengono gli asset più importanti del pianeta, compresi i più grandi fondi speculativi che controllano, posseggono o partecipano a gran parte delle corporazioni stesse ed alle più grandi ed importanti aziende del mondo globale.
La politica, in effetti, non è del tutto assente dalla questione “potere”; non come spirito di servizio, piuttosto come apparato amministrativo e burocratico: solo negli USA, per fare un esempio, le varie agenzie governative e di intelligence, i cosiddetti “stati profondi”, il Pentagono – se non ricordo male un esponente della rivista Limes affermava essere la più grande “azienda” del mondo con quasi 3 milioni di dipendenti, fra civili e militari – formano delle “entità” che si intersecano necessariamente con le corporazioni.
Il quadro che si mostra è quindi una piramide di potere assai ramificata, ma di interessi convergenti, se non altro nell’esclusione di popoli e cittadini, e nella non considerazione di costituzioni e diritti umani.
Un potere corporativo tale da far sorridere qualsiasi apparato autoritario precedente, di qualsivoglia “colore”.
Una delle componenti più importanti dell’apparato globale è quella dei media, e le ancor più importanti agenzie di stampa (proprio sul sistema delle agenzie trovo molto interessante questo).
Ed è qui che non possiamo non capire: basta che accendiamo la tv sulla presunta e sovraesposta “pandemia” (per capire i motivi che mi spingono a dire ciò rimando ai precedenti articoli ed ai documenti contenuti, in particolare questo, questo e questo, ai quali aggiungo questa recente analisi che contribuisce a rimettere in discussione l’approccio governativo e la terrorifica narrazione sulla “pandemia”, operata da politici, “teoscienziati” e media).
Dallo schermo esce un vortice continuo di immagini e parole “mascherinate”: la soggezione dei cittadini alla paura/mascherina, oggetto simbolo di sottomissione fisica ed intellettuale, il distanziamento sociale a cui ci vogliono abituare, lo sproloquio di “fatti”, “cifre” e luoghi comuni che “dobbiamo” ben imprimere nelle menti.
Siamo sempre più le “rane bollite” di “chomskiana” memoria, ma questa volta stanno alzando la temperatura assai velocemente: neanche 2 mesi fa eravamo “liberi” e tranquilli, mentre ora inizierà il processo che porterà, inevitabilmente, al tracciamento delle nostre vite.
Subiamo un’“occupazione” del pensiero ed una limitazione nelle libertà personali sì devastante, ma suadente, sobria, ripetuta, interstiziale, molto più della polmonite che miete vittime.
Il menù corporativo si completa con il controllo dell’informazione: il diritto umano alle libertà di pensiero, espressione ed informazione è sempre più in pericolo, grazie al solerte lavoro di task force – anche qui, ormai è una moda – di sgherri che parlano di democrazia ed informazione “corretta”, per una “scienza” monolitica che è solo nelle loro menti da schiavi.
Siamo arrivati alla sollevazione del sindacato giornalisti, perché una testata non è stata abbastanza accorta nell’invitare penne non gradite, come spiega qui il professor Paolo Becchi.
Per tirare le fila del discorso: l’esposizione di problemi appena svolta mostra, nella sua interezza, il pensiero unico dominante all’opera, le sue conseguente più devastanti in termini culturali, sociali e giurisprudenziali.
Ecco disvelato il regime, il fascismo soft del titolo ed il suo pensiero unico: ammantato di “scienza” e “sicurezza” e gestito da una variegata schiera di “gerarchi” più o meno occulti, e di complici “sottoposti” nelle varie ramificazioni, che eseguono protocolli di controllo sociale ed individuale, anche quando intrattengono “amabilmente” dallo scranno televisivo.
Oltre a questo, potevamo farci mancare i novelli balilla?
Non minorenni organizzati militarmente, ma i grandi di oggi, ormai eterni adolescenti adoratori del “dio tecnologico” passati da una scuola impoverita, cresciuti e “cullati” dai media, distratti da una confezione politica-spettacolo indegna di un Paese “sviluppato”.
È sì, nuovi balilla, anche delatori “restincasisti” in tempo di “pandemia”, pronti a difendere ogni finzione economica, come quella della moneta-debito, ogni punto di vista che appaia scientificamente “autorevole”, ogni moda, ogni novità di costume, ogni “guru” youtuber trendy e smart, gli odierni sostituti degli intellettuali, ogni tendenza alla demolizione di vita, persona e famiglia scambiata per “progressismo”, come spiegavo qui.
Abbiamo quindi il quadro completo: il popolo belante, dei falsi idoli vuoti di umanità ma araldi della multiforme tecnologia, un sistema tecnocratico insensibile ai sempre più rari appelli dal mondo della cultura umanistica e spirituale che sta assottigliando le sue linee, data la multiforme seduzione materialistico-“olistica” di una tecnica via via sempre più sostituta del pensiero.
Ecco il regime, il fascismo soft nella sua interezza, materiale e ideale, ecco la realtà che trasforma enormi violazioni di elementari diritti in “necessità”, verso un transumanesimo ad immagine e somiglianza di “intelligenti-artificiali” addestrati.
Forse arriveremo ad attendere un’app che ci liberi, ma avremo del tutto dimenticato che è già “dentro” di noi, in quel pensiero ormai atrofizzato dal “rassicurante” conformismo.
21 aprile 2020
qui il mio libro, un programma politico ispirato ai diritti umani
fonte immagine: Needpix.com