Non avremo un futuro libero e decente senza comprendere alcune questioni in merito alla scienza
Scusate il titolo provocatorio, che rimanda non solo all’articolo in questione ma anche a questo, che provocazione non era, ma sono davanti all’ennesima recensione, dell’ennesimo libro, dell’ennesimo psichiatra intento a darci una fotografia dell’essere umano assai discutibile: Livio Della Seta – Vivere le emozioni.
Un compendio di tutte le spinose questioni che lo scientismo psichiatrico-neuro-materialista – chiamata qui rivoluzione neuroscientifica – cerca di ridefinire e ri-dimensionare.
Il titolo dell’articolo, Le emozioni provengono dal corpo, è tutto un programma e testimonia chiaramente l’opera di stravolgimento dei rapporti fra enti quali io, mente, cervello, emozioni, coscienza, libero arbitrio, responsabilità e altri, ad opera di appartenenti alla cricca psichiatrico/neurologica, che fanno del materialismo la loro “religione”.
Si vede chiaramente come psichiatria e materialismo siano una fonte dei relativismi della cultura moderna e delle contraddizioni che da questi derivano.
Attenzione alle seguenti affermazioni e ad alcuni passi dell’articolo.
– Ogni attività mentale (pensieri, emozioni, immagini, sentimenti) è un’attività cerebrale, quindi fisica.
– Ciò che noi ancora chiamiamo “psichico” nasce in realtà dal corpo.
– Il dualismo (mente/corpo, n.d.a.), è un errore difficile da correggere.
– […] non esiste una mente separata dal cervello […].
– […] rendesi conto di come il libero arbitrio non esista potrebbe essere utile dal punto di vista terapeutico.
– Il miglioramento “passa per la consapevolezza del proprio modo di funzionare” e in molti casi per la rinuncia a cambiare la realtà esterna, concentrandosi sulla lente che usiamo per osservarla.
– I processi che intentiamo a noi stessi […] i sensi di colpa e gli “avrei dovuto” sono meccanismi diabolici e inutili.
– Siamo sempre più innocenti di quanto pensiamo.
– Nella parte finale del libro ci sono alcuni spunti per bonificare molte discussioni: la mania di pensare che oggi dilaghi il degrado morale, o le relazioni non siano più “vere” come in passato. Un processo di rimozione che dimentica, solo per fare un esempio, com’era angusta la società per le donne solo qualche decennio fa. Per quanto il processo sia incompiuto, il passato è ben poco desiderabile. Altro che malattia della modernità.
L’opera di stravolgimento, a ben vedere, è una cartina tornasole di molte contraddizioni e paradossi del presente che vediamo sempre più spesso riverberarsi nella cultura, ma anche a livello giurisprudenziale e nei tribunali.
La “nuova realtà” prospettata dalle “scienze” con il prefisso “psico” e “neuro” cambia completamente il sentire comune e la questione relativa alle nostre azioni e situazioni: si deresponsabilizza completamente chi soffre, o chi delinque, da ogni cosa che in lui o da lui possa aver contribuito ai suoi stessi problemi, negandogli implicitamente ogni possibilità di comprendere la vera portata delle responsabilità e dei cambiamenti eventualmente necessari.
Anzi, addirittura si offre il sillogismo: rinuncia a cambiare la realtà uguale miglioramento!
Basta pensare un attimo alle contraddizioni del presente sociali, culturali, persino giurisprudenziali, per capire l’influenza psichiatrico-materialista sulla realtà e considerare l’effettiva debolezza di questi argomenti, sui quali filosofi e sociologi più coraggiosi potrebbero obiettare maggiormente.
Io ad esempio ribalterei addirittura la questione donna: era certamente sottomessa ma in modo per così dire “istituzionale”, accettato; anche se in modo che oggi capiamo quanto fosse sbagliato, era alla luce del sole e garantiva la saldezza della famiglia.
Nel passato era spesso tutto più vero, il bene e il male erano più visibili, certamente spiegati e sopportati in modi che appaiono oggi assurdi; come altrettanto assurde, io credo, dovrebbero apparire le odierne “razionalizzazioni” para scientifiche.
Ora è tutto “amorfo”, anestetizzato e senza emozioni, basta notorietà e appeal televisivo per farci digerire ogni tipo di personaggi e comportamenti.
A ben vedere, credo che la sostanziale “difesa della realtà” da parte delle psico-“scienze” sia un’implicita ammissione della corresponsabilità per lo squallore dei nostri giorni.
E ancora ci vengono a dire che tutto ciò è “scienza”, addirittura pretendono di “bonificare” ogni residuo culturale umanista!
Credo sia evidente la necessità di una nuova spinta per una vera e responsabile assunzione dei diritti umani per tutti, nel segno di una responsabilità solidale e collettiva, per scardinare i baluardi di un sistema che dietro la “scienza” nasconde il disastro culturale mentre stringe sempre più il tecno-regime prossimo venturo.
30 novembre 2014
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