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F1: LO SPLENDIDO SPORT CHE POTREBBE ESSERE

cambio gomme, Ferrari, F1

Cerchiamo di capire la confusa insensatezza di ciò che il “circus” e i media della F1 ci propongono, con una vera proposta di riforma

di Massimo Franceschini

Propongo qui una riflessione sulle competizioni di velocità, con particolare riguardo alla F1, riflessioni cui seguiranno delle proposte di modifica alla F1 stessa.

Invito anche alla lettura di questo mio primo articolo, in cui svolgo anche delle considerazioni più generali e sulla percezione necessaria a comprendere bene il nostro sport preferito.

La prima riflessione deve necessariamente riguardare cosa si debba intendere per gara di velocità.

A differenza dei rally le gare di velocità si svolgono in circuiti stradali chiusi e si distinguono dalle “gare di durata”, dal fatto che un solo pilota guida l’auto dall’inizio alla fine della competizione, che è generalmente di breve durata, come i circa 300 km della F1, che non deve comunque superare le due ore.

Le gare di durata sono dei campionati “marche”, gli equipaggi sono composti da più piloti.

Anche se la F1 è da sempre un “campionato piloti”, come dimostra la sua stessa denominazione, negli anni la classifica costruttori ha purtroppo raggiunto una quasi parità di importanza per i vari team, anche e soprattutto per il fatto che è questa classifica a determinare la divisione del cospicuo gruzzolo derivante dai diritti televisivi.

Dico purtroppo, perché la necessità di fare più punti possibili ha di fatto snaturato il campionato piloti: le politiche e le tattiche dei vari team tendono spesso a privilegiare un pilota all’altro, sia al momento della scelta e del contratto, sia nelle tattiche di gara, senza che la federazione dica o faccia qualcosa di serio.

Abbiamo così una buona parte dei piloti che di fatto servono a prender punti per il team, senza poter combattere con il suo collega di squadra: questa situazione tradisce la denominazione stessa del campionato, la sua anima sportiva.

Ci sono dei piloti che non possono e non sono messi in grado di poter lottare per il titolo.

Indipendentemente da altre considerazioni sul valore dei singoli, ciò non è giusto, né sportivo.

A questo primo grande problema se ne aggiungono altri.

Il primo fra questi lo abbiamo proprio dall’aver oltremodo snaturato l’essenza dei Gran Premi: la F1 dovrebbe essere una gara di abilità nella guida veloce, in cui ogni “tattica” è nelle mani del pilota che deve arrivare al traguardo nel minor tempo possibile, avanti a tutti gli altri, se capace, con una macchina gestita, fino alla fine, nelle condizioni utili a fare ciò.

Tutte le altri varianti portano necessariamente a deviazioni, a degli ibridi fra corsa di velocità e di durata, a delle cose antisportive e inguardabili, proprio come quelle che abbiamo oggi.

Ad aggravare la situazione c’è il fatto che la maggior parte dei sorpassi è oggi compiuta in condizioni diverse di gomme, dato l’obbligo di cambiarle almeno una volta, e con l’opportunità per il pilota che segue di poter diminuire l’incidenza alare posteriore per avere un sorpasso agevolato, altrimenti molto difficile dato il rapporto velocità/dimensioni fra le auto e le piste di oggi.

Riassumendo: è innegabile che la F1 moderna sia diventata un esercizio tecnico-strategico in cui l’abilità di pilotaggio è, oltre ad essere secondaria rispetto alla qualità della monoposto a disposizione, assolutamente sacrificata alla tecnica, alla troppa elettronica, ed alla strategia: i ripetuti cambi gomme, fanno dei gran premi un esercizio di calcolo molto lontano dalla lotta fra piloti che si affrontano a suon di sorpassi.

I sorpassi che vediamo sono quindi, per la maggior parte, “finti” e “virtuali”, dato che i piloti difficilmente si trovano nelle stesse condizioni di gomma o di pianificazione strategica.

Occorre anche considerare che lo sviluppo tecnologico ha reso le piste sempre più “corte”, lasciando poco spazio/tempo ai piloti per prendere la scia e tentare un sorpasso.

La F1 moderna è quindi diventata un inguardabile ibrido fra una corsa di velocità pura e una di durata, dove alla fine si capisce chi ha costruito e gestito meglio, non chi è stato veramente più bravo a gestire una monoposto molto potente, superando o staccando gli altri, con le stesse 4 gomme montate alla partenza e identiche per tutti.

Senza contare il fatto che l’enorme tasso tecnologico rende la F1 uno sport in cui vincono solo i più ricchi, che si possono anche permettere i piloti migliori.

Successivamente farò altre considerazioni per una migliore e più corretta gestione delle gare da parte dei sempre molto discussi giudici sportivi, ma intanto iniziamo a vedere due “semplici” modifiche che potrebbero migliorare il tutto e far tornare di moda sport e competizione.

1. Abolizione immediata dei cambi gomme, tranne in caso di foratura o di pioggia, in cui si lascerebbe il pilota completamente libero di scegliere il momento e/o di continuare a gareggiare, se se la sente.

2. Sorteggio pilota/macchina da effettuare ogni mercoledì – il week-end inizierebbe il giovedì per avere un giorno in più di prove – con un meccanismo che permetta, il più possibile, di far girare tutti i piloti con tutte le marche e che impedisca di rimettersi al volante dello stesso team prima di aver guidato per tutti gli altri.

Qualora la turnazione dovesse completarsi prima della fine del campionato, cosa assai facile dato il numero di gran premi, per la seconda parte si potrebbe trovare un sistema di sorteggi divisi in due categorie: fra i migliori piloti e team, e gli altri; oppure un altro meccanismo che comunque rispetti le turnazioni e permetta di avere meno ripetizioni possibili di identici accoppiamenti.

In questo modo avremmo un campionato di enorme valore per quanto riguarda la capacità di guida dei piloti, ma anche per il team vincente: avrà vinto con alla guida tutti i piloti, la sua superiorità tecnica verrà valorizzata al pari di quella fra gli stessi piloti!

Presentai i due punti appena espressi, anche se in modo più sbrigativo, su un gruppo Facebook dedicato: alcuni accolsero la proposta molto bene, credo comunque una minoranza, seppur non risibile.

Una piccola parte la giudicò con ironia, la gran parte irrealizzabile, adducendo motivazioni contrattuali ed altre, legate alla forma della F1 attuale, mostrandosi assai “conservatori”, appiattendosi di fatto su quanto proposto dal sistema sportivo-mediatico.

L’ennesima riprova, a mio modo di vedere, del profondo “convincimento” che i media e le “autorità” riescono ad ottenere su tutto ciò che propongono, anche quando il sistema viola alcuni parametri che, secondo me, sarebbero indispensabili per la “naturale” espressione del nostro sport preferito.

Dal mio punto di vista di spettatore, questa proposta mi creerebbe un solo problema, comunque irrisorio se paragonato al miglioramento dello spettacolo sportivo: l’immediata riconoscibilità dei piloti.

Per sopperire al fatto di doversi ricordare ad ogni corsa “chi guida cosa” si potrebbe ovviare, ad esempio, lasciando la parte laterale della vettura e le ali anteriori e posteriori ai colori del team, mentre la parte centrale, abitacolo e musetto, potrebbe essere dedicata ai colori che ogni pilota si sceglierà ad inizio campionato.

Tutta la parte legale e contrattualistica, potrebbe e dovrebbe essere così modificata: i piloti avrebbero un contratto con la Federazione con cui si spartiscono anticipatamente una frazione del montepremi messo a disposizione dalla Federazione stessa, dai team e dagli sponsor, con quote che ricalcherebbero la classifica del mondiale precedente e con una quota fissa per ogni nuovo ingresso.

Il restante montepremi potrebbe essere guadagnato in base ai risultati.

Credo che lo sportivo più incline a tifare un team, rispetto ai singoli piloti, sarebbe maggiormente soddisfatto dalla vittoria della squadra del cuore: una vittoria con alla guida tutti i piloti ha maggior valore delle attuali!

Stessa cosa per quei tifosi più orientati a tifare uno o più piloti: chi vincerà avrà dimostrato di essere il migliore, non perché ha guidato per il team migliore!

Oltre a darci uno sport di gran lunga superiore, credo che le novità proposte sarebbero molto appetibili per gli sponsor e per una larga fetta di pubblico che non vede più, o vede distrattamente, gli stancanti e soporiferi GP di oggi.

Visto che la F1 è anche e da sempre il regno della tecnica, anche questa dovrebbe essere “riformata” da una parte e liberalizzata dall’altra, ma non tanto da impedire un efficace pilotaggio agonistico: la Federazione potrebbe, ad esempio, dare i parametri di cilindrata per ogni tipologia di motore liberamente scelta dalle Case, aspirato, turbo, ibrido ecc., tenendo però conto del fatto che più grande è la velocità, l’accelerazione, la tenuta in curva e la frenata, minore sarà la possibilità dei piloti di avvicinarsi agli altri per effettuare un sorpasso, a meno di non riprogettare tutti i circuiti allungandoli e allargandoli sensibilmente.

Inoltre, pensando al sorpasso, la Federazione dovrebbe impedire che le Case sfornino aerodinamiche tali da creare troppe interferenze alla vettura che segue.

Anche l’eccesso di assistenza elettronica potrebbe essere limitato, sempre per privilegiare la “difficoltà di guida”.

Ad ogni modo, anche lasciando i parametri tecnici di oggi, solo le due misure su gomme e sorteggio ci darebbero un campionato assai più sincero.

L’ultima cosa che ci sarebbe da dire, e qui veniamo alle altre considerazioni che annunciavo all’inizio, riguarda la “filosofia” dei giudici di gara, che poi, purtroppo, è anche la stessa dei commentatori, interessati solo a “vendere il prodotto F1” ad un pubblico che è, com’è ovvio che sia, di normali automobilisti.

Abbiamo ormai visto troppe volte decisioni su penalizzazioni o sulla loro assenza, per dire con un eufemismo “discutibili”, e commenti altrettanto contestabili su ogni aspetto dei GP.

Spesso si commentano le azioni dei piloti alla stessa stregua, e quasi con gli stessi parametri, della guida che dovremmo avere sulle strade.

Abbiamo una percezione del tutto falsata di cos’è la F1, come spiego più estesamente nell’articolo linkato all’inizio, non solo per la parzialissima osservazione che si può avere dalla TV, certamente non migliorata dai primi piani e dalle riprese frenetiche, ma anche per il fatto che i successivi passaggi di un evento sono quasi sempre al rallentatore.

Oltre a questo, abbiamo spesso un commento assai improprio: ci si dimentica che siamo in una gara, che i piloti dovrebbero tendere di sopravanzare chi hanno di fronte e a difendersi da chi li insegue!

A quelle velocità è difficilissimo trovare l’esatto momento in cui tentare un sorpasso di successo, ed è non sempre facile accorgersi che un concorrente ci ha affiancato, anche per un po’.

Valutare “sportivamente” la percentuale di responsabilità fra un attacco “tardivo” e una “chiusura”, anch’essa tardiva, è tema per discussioni “filosofiche” che lasciano spesso il tempo che trovano.

Personalmente tendo a giustificare sempre meno chi è parzialmente davanti: vuol dire che non è stato abbastanza bravo da tenere dietro l’inseguitore, vuol dire che ne dovrebbe prendere atto, e che non può permettersi di fare la curva chiudendo come se l’altro non ci sia.

Un clamoroso “lungo” con conseguente speronamento è invece un chiaro errore di chi insegue ma, a meno di non poter dimostrare la volontarietà “suicida”, cosa assai rara, non dovrebbe dare adito a quelle “investigazioni” che oggi lasciano il tempo che trovano.

Quanto sin qui affermato non sembra interessare ai commentatori, purtroppo anche ex-piloti, che tendono per lo più a dare giudizi da poliziotti stradali, e mi scuso anticipatamente con i poliziotti.

Trovo il commento ai GP spesso ipocrita da questo punto di vista, anche considerando che, ormai da anni, si ammettono comportamenti, questi sì, pericolosi e antisportivi: un esempio è il cambio di direzione in rettilineo, in partenza, ma anche successivamente, anche costringendo l’affiancato a buttarsi verso il prato od un muro!

Basta rivedere lo storico duello Villeneuve/Arnoux per capire come i piloti sappiano benissimo come regolarsi da soli.

Insomma, e per concludere, credo sia necessario invitare ad una riflessione generale sul nostro sport preferito le autorità, i soggetti coinvolti, i media e tutti gli appassionati: credo che ci meritiamo uno spettacolo migliore, degno di essere ancora chiamato sport.

14 gennaio 2019, modificato il 23 luglio 2020

fonte immagine: Wikipedia

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