Sveliamo le ipocrisie sui diritti umani e riconosciamoli come spartiacque politico-operativo
Pubblicato anche sulla rivista cartacea/pdf Sovranità Popolare
Sono orgoglioso e onorato dell’inaspettata chiamata, che mi ha permesso di contribuire alla nascita di questa Associazione: nuovo, necessario, vitale spazio di riflessione ed attivismo, alternativo ad un sistema culturale, politico ed informativo ormai troppo condizionato, per non dire posseduto, da interessi globali ed elitari che nulla hanno a che fare con una trasparente, matura ed informata democrazia.
Ho scoperto con piacere che le coordinate dell’AEM rispecchiano in pieno il mio sentire, eccomi perciò a dare il primo contributo di riflessione.
L’argomento di questo articolo è quello dei diritti umani, ai quali ho dedicato un primo lavoro, ora in fase di aggiornamento per una nuova edizione, e una serie di articoli per ognuno dei 30 diritti; tutti contenuti che andranno a confluire in un nuovo volume in corso di preparazione.
Quanto leggerete inizialmente da me su questa piattaforma, sarà un aggiornamento di contenuti già espressi, nel caso di questo articolo per la rivista Sovranità Popolare sulla quale ho avuto il piacere di scrivere nei primi numeri.
Penso che la mia riflessione riguardo alla questione politica a me più cara, i diritti dell’uomo, possa contribuire alla formazione di una nuova, consapevole politica di restaurazione democratica e civile, dello Stato di diritto tout court.
Quindi, perché i diritti umani?
Intanto, perché rappresentano i valori etico-politici più alti, su cui gran parte dell’umanità ha raggiunto sin dal 1948 un accordo di respiro mondiale, recepito da molte costituzioni nazionali.
Poi perché in politica, anche se a ben vedere sono rimasti per gran parte “sulla carta”, o non completamente espressi, di fatto tutto gira intorno alla loro effettiva considerazione/non considerazione, attuazione/non attuazione.
Quando hanno ispirato la scrittura di trattati per l’attuazione di alcuni di loro, anche se si è spesso “dimenticato” di affermare che l’esclusione di quelli che parlano di diritti sociali può “disinnescare” ogni altro diritto.
Quando osannati in modo ipocrita dal sistema lobbistico vigente, magari per guerreggiare ed occupare in loro nome.
Quando additati dalla sinistra come visione “liberista”, “dimenticando” quelli che incarnano i diritti sociali.
Quando visti troppo “socialisti” e/o “umanisti”, da una destra evidentemente incapace di assumerli tutti.
Quando ingiustificatamente richiamati per tentare di implementare teorie e prassi generanti “confusione” su sesso, vita, comportamento, e su quella che chiamo integrità psico-biologica: confusioni atte a permettere ogni tipo di manipolazione culturale e “tecnicista” di questi ambiti, svincolata da ogni etica, anche medica.
Quando traditi in ogni ambito in cui si è ritenuto opportuno non porre freno alcuno ad una visione assolutista e profondamente errata della “scienza”.
Quando traditi per privilegiare un apparente ordine sociale, a suon di coercizioni, droghe e psicofarmaci, al posto di doversi occupare umanamente e civilmente di chi in difficoltà, come accade con i TSO e con il dilagare di “diagnosi” e prescrizioni psichiatriche per ogni possibile problema umano e mentale, anche a partire dalla scuola: tutte prassi che con l’aiuto, la medicina e la scienza ben poco hanno a che vedere.
Quando usati per giustificare ogni tipo di politica economica “liberista”, ed ogni ipocrita “aiuto”, spesso nuovo debito, mentre si nascondono le vere cause che producono le peggiori condizioni di vita, i peggiori saccheggi, umiliazioni, sfruttamento e guerre, vere o finanziarie/monetarie: la crisi africana e di gran parte del mondo produttivo sono in effetti dovute all’influenza globale di poche logge e famiglie che controllano banche, finanza, media, tecnologia, democrazia e politica.
Quando “dimenticati” o non veramente considerati negli ambiti politici “alternativi”, anche “sovranisti”, dove troppi tentano ancora di mettere un “cappello ideologico” ad ogni chance di riscatto, ad ogni organismo: sinistra, destra, socialista, cristiano, laicista, confessionale, marxista, nazionalista, europeista, ordine-sicurezza-giustizia e via dicendo.
Alcune analisi parlano di “crisi dei diritti umani”, come se la loro attuazione o funzionamento sia una cosa automatica, come se le contraddizioni qui brevemente menzionate siano “connaturate” con i 30 diritti stessi, come se non vi siano responsabilità per la loro apparente “inefficacia”.
Credo che una politica veramente nuova ed opportuna, in termini di democrazia e trasparenza, possa scaturire solo da una consapevole assunzione di responsabilità circa questi valori.
Credo che il futuro avrà solo due opzioni: o la vittoria dei principi etici rappresentati dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, o il definitivo instaurarsi di un Regime Tecnocratico di Controllo Globale.
Politica è scelta, sta alla politica decidere se credere nei diritti umani o se tornare indietro di decenni, però con molto più controllo e molta meno libertà.
luglio 2018, aggiornato nel marzo 2021 come primo contributo per AEM 1948
fonte immagine: Pixabay