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NEURO DISTOPIE

massimo franceschini blog

Non abbiamo bisogno dei film distopici per inorridire, il futuro che temiamo è già presente, sui giornali più letti e nelle istituzioni.

 

Di Massimo Franceschini

 

Gli alfieri del materialismo più mediaticamente esposti sono oggi alcuni neurologi.

Ogni ambito dell’agire umano viene sottoposto al filtro di questi signori, forti della confusione che regna sovrana nel campo del mentale.

Come ho evidenziato altre volte, mi riferisco anche alla pulizia semantica auspicata dal genetista Boncinelli qui, stanno cercando di ridefinire la terminologia umanista partendo dal presupposto che l’uomo sarebbe sostanzialmente un’entità biologica senz’anima che pensa, ragiona ed ha coscienza di sé perché dotato di un cervello evoluto. Nell’esposizione dei loro ragionamenti usano ovviamente le parole “io”, “mente”, “coscienza”, ma seguendo letteralmente il senso di ciò che affermano non possiamo far altro che dedurne questo: per loro l’uomo è fondamentalmente un cervello, punto. Ogni cosa che un individuo fa, pensa e sente sarebbe frutto dell’attività di quest’organo. Parlano anche di influenze ambientali, culturali e dell’esperienza, ma se tutto ciò è soggetto all’attività cerebrale ne dobbiamo dedurre, necessariamente, che per loro gli esseri umani sono “irrimediabilmente” dei cervelli. La varietà del comportamento umano sarebbe dovuta quindi al diverso funzionamento dei singoli organi cerebrali.

Le conseguenze delle applicazioni di questo confuso “fondamentalismo materialista”, sono e saranno sempre più devastanti per la libertà dell’uomo: una conferma di ciò l’abbiamo dalla lettura di due brevi articoli sul Corriere Della Sera dell’8 e del 22 dicembre, ad opera del noto neurologo, opinionista tv, favorevole agli psicofarmaci e contrario a qualsiasi psiche-terapia, Rosario Sorrentino.

Inizia con un’esposizione degli elementi e dei rapporti in gioco, secondo la sua visione materialista, e termina amplificando in maniera forzata la paura generata da media e politicanti con la scusa del terrorismo, auspicando “soluzioni” che potrebbero portare esiti agghiaccianti. Andiamo con ordine.

Parte con una domanda “innocente” a cui si risponde in questo modo: «[…] cosa potrebbe bloccare nel cervello di un uomo l’input, il comando diretto alla sua mano che sta per uccidere? Potrà sembrare banale, ma l’unica cosa che in quel momento può veramente fermarlo è l’empatia, la sua, sempre se la possiede; chi uccide infatti lo fa perché privo di essa, di quella “voce”, di quel pensiero che si traduce nella sua mente in tre sole parole: “fermati, non farlo”. È la corteccia prefrontale a parlare per lui, quella parte del cervello dove si realizzano scelte, azioni e decisioni nel tentativo estremo di ricordargli urgentemente quei codici di umanità universali, essenziali per impedire di sopprimere l’altro. C’è sempre dentro di noi una frenetica e impercettibile competizione tra circuiti nervosi per decidere, come in questo caso: uccidere o no?».

Quindi secondo il neurologo le nostre azioni sarebbero il prodotto di una competizione fra circuiti nervosi, e la corteccia prefrontale parlerebbe per noi formando parole nella nostra mente.

Abbiamo perciò i seguenti enti: il cervello con i suoi circuiti, un non ben definito “noi” che ha un cervello come “portavoce”, ed una ancor meno definita “mente” (da più di cento anni, di fatto, considerata dai materialisti sinonimo di cervello), su cui si formerebbero i comandi cerebrali.

Da tutto ciò si potrebbe dedurre che i terroristi hanno un diverso funzionamento del cervello rispetto alle altre persone, un’affermazione che non credo abbia qualcosa di veramente scientifico. Inoltre, la tanto invocata empatia come potrebbe manifestarsi sul più bello e fermare ciò che il cervello del terrorista ha progettato e su cui si è allenato per mesi o anni? L’autore sembra inoltre dimenticare, o ignorare, il fatto che i terroristi sono quasi sempre drogati e che spesso vengono sottoposti a pratiche psichiatriche di deprogrammazione-riprogrammazione, chiamate volgarmente “lavaggio del cervello”.

Interrogandosi sulla radice del “male” di cui alcuni esseri umani sembrano essere affetti l’autore continua: «[…] non c’è, non esiste in nessuno di noi l’“X-Factor”, quel qualcosa di innato e indefinibile che può renderci predestinati a essere geni del male. Però, bisogna partire dalla biologia di ognuno di noi per capire quello che siamo, da quel “pacchetto”, quel repertorio di cui siamo dotati dalla nascita, composto da un fitto intreccio, groviglio di sinapsi, neurotrasmettitori, geni e ormoni».

Quindi non è solo il cervello a decidere in ultima istanza?

E poi se non c’è l’“X-Factor” del male non c’è neanche quello del bene, giusto? Forse la parte biologica della persona non c’entra niente, vero?

Gli altri enti menzionati sono della stessa importanza e non hanno un rapporto di causa-effetto fra loro? Se ad esempio un ormone ci fa essere più vigili o attenti in risposta alle sollecitazioni ambientali, “decide” da solo di uscire dalla ghiandola per svolgere il suo compito?

Non c’è insomma un “io”, fosse anche il cervello, dotato di libero arbitrio a sovrintendere il comportamento di una persona?

La confusione imperante di cui parlavo nel campo del “mentale”, continua immediatamente dopo l’esposizione del “pacchetto” suddetto con la conclusione dell’articolo: «Ma questo non basta, non è sufficiente per comprendere le radici e la logica del male che ancora ci sfuggono, perché poi quel “pacchetto” interagisce, comunica in modo continuo, con l’ambiente, con le nostre esperienze e con la cultura acquisita: fattori questi che sollecitano, “scelgono” e attivano le principali componenti del nostro agire. Noi siamo l’espressione, il prodotto del nostro cervello e di quello che questo organo ci fa essere in ogni momento, ma anche della complessità e della moltitudine degli stimoli che riceviamo da ciò che ci circonda».

Come si fa a dire che siamo cervello e ambiente-esperienza, se percezioni ed esperienze sono tutte governate, selezionate e valutate, secondo i materialisti, dal cervello? Nella scienza ci sono fattori di assoluta importanza fra cui linguaggio, esposizione degli elementi e precisione nella definizione della relazione fra gli elementi stessi.

Come possiamo vedere, non mi sembra che le argomentazioni di alcuni “guru” delle neuroscienze abbiano la chiarezza e la precisione che una scienza dovrebbe avere, soprattutto quando non si limitano ad illustrare quello che potrebbe essere lo stato delle acquisizioni e spiegare le direttrici della ricerca, ma pretendono velleitarie supremazie su altri campi del sapere umano.

Questi signori non si limitano ad osservare quali aree cerebrali sono coinvolte nelle varie attività umane, ma ci dicono più o meno esplicitamente che noi siamo sostanzialmente cervelli, spesso auspicando la “disfatta” di filosofie e religioni.

Ma questa non sarebbe la cosa più grave.

Nonostante la parzialità della loro visione e nonostante ammettano che sul cervello abbiamo ancora molto da comprendere, ricordo che lo stesso autore degli articoli in questione parla di “radici e logica del male che ancora ci sfuggono”, non si esimono dal fare richieste inquietanti per la libertà ed il futuro della società umana.

Infatti, nel secondo articolo intitolato Servono neuroscienziati per battere il terrorismo, l’autore si lancia in richieste allucinanti da novello Dottor Stranamore: «È giunto il momento che la “scienza del cervello”, le neuroscienze, affianchi la politica per fornire il suo contributo prezioso di conoscenza sul funzionamento dell’organo della mente e delle sue aberranti deviazioni. Bisogna creare una “task force”, un gruppo di lavoro composto da esperti in materia, finalizzato a studiare quella che sembra una irresistibile ascesa del male. Vanno definiti con precisione gli aspetti cognitivi, comportamentali e la personalità di questi “signori del crimine” e dei loro fan, sostenitori, per dare luogo a strategie volte ad anticipare le loro azioni e decisioni. E noi? Alleiamoci e subito con la paura, utilizziamola perché è la nostra arma migliore, una emozione che può renderci più forti che mai».

Primo appunto: ma se il cervello è solo un “organo della mente” perché continuare a manipolarlo con psicofarmaci, una delle ovvie derive a cui portano questi appelli, che tanto arricchiscono big pharma? Non avremmo più “scienza” ammettendo la priorità del “mentale” e/o dello “spirituale” sugli organi deputati a trasmettere decisioni prese in altre sedi?

Forse il neurologo vuole darci ad intendere che c’è un’epidemia, un “virus di terrorismo” isolabile e prevedibile nel suo manifestarsi con una precisione epidemiologica?

Il neurologo non sa che altre scienze umane avrebbero da ridire sul fatto che la paura sia un’arma “migliore”? Non sa che la storia e l’esperienza mostrano chiaramente la fine che fanno i soggetti resi apparentemente forti dalla paura e le catastrofi che sono capaci di portare per chi li segue e per l’umanità intera?

Non c’è nessun esponente delle altre scienze umane che abbia da ridire su questo materialismo spacciato per scienza?

Sono certamente per un controllo dei possibili terroristi, ma creare “task-force” guidate da persone “illuminate” da cotanta “scienza” pare a me tragicamente esilarante, un sintomo che è una prova della fine della “cultura” di quest’epoca balorda e confusa, in cui basta una laurea e un po’ di visibilità per potersi permettere di dire certe cose, senza che nessuno sollevi un ciglio.

L’applicazione della scienza dovrebbe essere cosa seria, nessuno chiederebbe di costruire ponti ad ingegneri che non conoscono l’ingegneria, materia che si occupa di leggi fisiche e di alcuni fenomeni relativi all’edificare. Ricordiamoci che gli scienziati che si occupano dell’uomo devono ancora capire e mettersi d’accordo su cosa è fondamentalmente un uomo e sul perché è cosciente di essere tale, ma non lo capiranno mai veramente se seguiranno i colleghi “guru” del materialismo.

Lo scientismo sta diventando sempre più dogma, preserviamo la scienza seria e fermiamo le inquietanti applicazioni del “regime tecno-scientista” futuro.

 

29 dicembre 2015
fonte immagine: istruzioni a Microsoft Bing

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