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SCIENTISMO CONTRO SCIENZA

Lacrime di coccodrillo dagli integralisti della “scienza”

 

di Massimo Franceschini

 

Il Corriere Della Sera del 13 dicembre scorso ospita l’intervento di uno scienziato, dirò poi di quale disciplina, che lancia un forte allarme contro la “fuga dalla scienza” che sarebbe in atto in Italia, dal titolo In fuga dalla scienza vittime di sciamani.

L’autore afferma fra l’altro che il nostro sarebbe “un Paese con una lunga tradizione antiscientifica”.

E poi parla, molto ecumenicamente, non c’è che dire, di “integralismo cattolico” e di “filosofia ancora impregnata dal neoidealismo di Croce e Gentile e da un dogmatismo laico che mostra tutta la sua intolleranza nei confronti di una scienza che, ai vaniloqui di varia natura, esibisce ricerche e progressi su cui riflettere”.

L’autore se la prende con chi ancora oggi vagheggia una cultura «alta» di tipo umanistico da contrapporre a una cultura «minore» di tipo scientifico”.

Parla di scienziati “guardati con sospetto”, di “Paese che non ama la scienza” e lancia un appello finale: “Penso che la scienza debba uscire una volta per tutte da una sorta di «sindrome di Cenerentola», ed esercitare, per il bene comune la sua leadership […] affinché diventi, finalmente, cultura di massa e istituzione tra le istituzioni orientando così le scelte delle politiche sociali”.

Bene, credete si tratti di un fisico? Di un matematico? Un ingegnere? Un chimico? Un astronomo?

Pensate che uno qualunque di questi possa scrivere cose del genere?

Lamentele su mancanza di stanziamenti certo, ma questo?

Un filosofo griderebbe contro la perdita di valori etici e spirituali, contro un uso devastante dell’economia da parte della politica, un economista pragmatico urlerebbe contro gli sprechi dovuti alla burocrazia, un letterato contro l’imbarbarimento del linguaggio e dei costumi, ma questo?

Ebbene, il soggetto in questione, è “guarda caso” un neurologo.

Cioè quel tipo di scienziato che applica matematica, statistica, chimica, fisica e quant’altro, all’osservazione di quell’ente ancora così incompreso, il cervello, ma di cui ne conosciamo per certo l’enorme “plasticità”: quella caratteristica, anche diversificata da individuo a individuo, che dovrebbe far riflettere sull’opportunità di qualsiasi sua manomissione, anche chimica.

Insomma, appellandosi ai casi “Di Bella”, “Stamina” e alle polemiche sulle vaccinazioni, il tipo lamenta ciò che lamenta e parla di “impressionante lista di pseudoscienze” e di “tentativo di sminuire il rapporto tra medico e paziente”.

Allora come la mettiamo con i quasi quotidiani scandali di Big Pharma, le crescenti ingiunzioni all’industria a riparare ai danni fatti, l’opera quotidiana di tanti “medici” interessati solo al lucro e perciò intenti a prescrivere di tutto e di più?

E tutti gli orrori psichiatrici?

E l’ascesa dell’uso di psicofarmaci devastanti che non hanno niente di fisico da curare, se non controllare chimicamente chi sta male, sedarlo e renderlo “innocuo”, costi quel che costi?

E lo scandalo di psicofarmaci ai bambini per una “sindrome da disattenzione” che non ha nessuna evidenza analitica, al pari di tutte le altre pretese “malattie psichiatriche”?

E cosa diciamo dei media e della medicina che ancora “non vedono” la relazione fra molti casi delittuosi e cure psichiatriche?

E degli psichiatri star televisive che sguazzano nelle miserie umane?

Insomma di quale scienza parla costui?

La verità, e chi mi legge sa di cosa parlo, è che sono proprio alcuni neuroscienziati e genetisti ad urlare, a farsi portatori di opere di bonifica nei dibattiti e nel linguaggio di tutto ciò che proviene dal campo umanista e che osa contraddire lo scientismo imperante.

Sono proprio costoro a voler ridefinire concetti quali anima, mente, io, coscienza, emozione, insomma le nostre caratteristiche umane, se proprio non vogliamo chiamarle spirituali, nell’ottica “neuro-culturale”!

Sono proprio costoro, chi più sfacciatamente, chi più velatamente, ad ammettere di ridurre il concetto di uomo al solo cervello, quella che per loro deve necessariamente essere la sede del pensiero e della coscienza.

Probabilmente il nostro, che si chiama Rosario Sorrentino, sogna un regime tecno-neuro-scientista di controllo intimo e capillare, contro le “deviazioni” e le diversità individuali e culturali.

Deve proprio essere “pazzo”, e non sto certo affermando di volerlo psichiatrizzare, a scrivere certe cose: il mondo sta purtroppo andando dove vuole lui!

Ha quasi vinto e non se n’è proprio accorto!

 

28 dicembre 2014
fonte immagine: Wikimedia Commons

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