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Parlare, guardare, credere
È possibile parlare veramente, nel caotico universo di parole che ci circonda?
È possibile farlo in modo da superare idee fisse, luoghi comuni, prevenzioni o barriere di sorta?
E soprattutto, è possibile farlo senza demolire, violentare, convincere, attrarre in maniera volgare o ricattatoria e riuscire, nonostante tutto, ad avere un minimo di attenzione?
Certamente molto difficile.
Sembra sia già stato detto tutto e il contrario di tutto e forse è vero.
Sembra ormai che ogni anelito ci scorra sull’anima senza lasciar segno, o si confonda fra una miriade di tracce.
Le tracce poi, le ferite, i giochi già fatti, le occasioni perdute, i film già visti.
Ma ognuno di noi, fino all’attimo dell’ultimo respiro spera segretamente di poter guardare… e tutto il tempo sembra essere passato invano.
Guardare, guardare veramente, molto difficile!
Viviamo un mondo di immagini di cui sembra non possiamo fare a meno, si accumulano fino a diventare un pesante fardello, e tutto sembra andare dove non avremmo mai voluto.
E dietro l’angolo c’è sempre chi ti ammonisce: “Fatti furbo!”
Che stupido!
E c’è sempre chi ci crede!
Credere poi, è così facile, non credere altrettanto!
Abbiamo paura di credere, preferiamo non credere, e malediciamo la volta che “avremmo dovuto”.
Credere, a cosa?
Lo scienziato crede alle sue provette, e qualcuno dice che non c’è altro da vedere.
Bene, intanto iniziamo a credere in noi stessi e se non ci riusciamo, chiediamoci perché!
21 settembre 2014